La via di fuga senza telecamere: un agguato pianificato nei dettagli

La via di fuga senza telecamere: un agguato pianificato nei dettagli
La via di fuga senza telecamere: un agguato pianificato nei dettagli
di Patrizia Pennella
Giovedì 4 Agosto 2022, 11:07 - Ultimo agg. 11:09
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Se di trappola si è trattato, ed è altamente probabile, è stata certamente costruita molto bene. Dal killer o dai suoi danti causa. A partire dalla scelta del luogo in cui agire. L’ agguato in cui ha trovato la morte l’architetto Walter Albi ed è stato gravemente ferito Luca Cavallito è stato confezionato da persone esperte, probabilmente non da un uomo solo. Perché la sicurezza con cui il killer ha agito non parla solamente di professionalità nell’esecuzione, ma anche di estrema accortezza nella programmazione. Via Ravasco, è una strada tranquilla di Pescara, residenziale, con una buona presenza di famiglie e di persone avanti con gli anni. Tante le telecamere private che sorvegliano i palazzi e i locali presenti, tra cui il Bar del Parco, in cui si è sviluppata la sparatoria, e il Kidland, dove spesso si svolgono feste private. Una era in corso proprio la sera del delitto. Le telecamere però non inquadrano nettamente la strada e la sorveglianza pubblica in via Ravasco non arriva. Un particolare che sicuramente ha inciso sulla determinazione di chi ha scelto il luogo in cui agire. VideoDalle immagini piovute nella control room di via del Circuito, in verità, gli investigatori diretti dal capo della squadra mobile Gianluca Di Frischia non hanno tirato fuori alcunché.

 

Indicazioni zero, perché sul possibile percorso del killer la video sorveglianza  sostanzialmente non c’è,  neanche questo sarà un caso. L’uomo dopo aver sparato è tornato rapidamente indietro lungo via Ravasco ha preso lo scooter ed scappato in direzione viale Bovio. Se avesse deciso di svoltare verso nord (probabile volendo, ad esempio, avvicinarsi al casello di Città Sant’Angelo cambiando mezzo e confondendosi con il traffico cittadino) fino ad oltre piazza Duca non avrebbe trovato occhi elettronici e da lì avrebbe potuto imboccare qualsiasi traversa senza essere ripreso. Se avesse deciso di procedere verso sud, invece, avrebbe incontrato solamente una videocamera prima di arrivare in zona stazione, all’altezza di Villa Sabucchi, ma di modi per evitarla avrebbe potuto trovarne a iosa. Sta di fatto che, almeno da quanto è dato sapere, questa volta dalle tecnologie non è arrivato alcun aiuto. Bisogna capire se è possibile invece avere un racconto, sia pur parziale, dai due telefonini. Che sono stati portati via, ma che qualcosa potrebbero anche restituire, sfruttando magari i sistemi di triangolazione che riescono a definire la posizione anche di cellulari spenti. Se poi i due dispositivi non fossero stati spenti immediatamente, considerata la necessità di fuggire, potrebbero restituire anche una parte dell’itinerario percorso.elle che non andranno perse sono le chiamate e gli eventuali, ormai inutilizzati sms, che rimangono impressi sui tabulati che gli investigatori potranno richiedere alle compagnie telefoniche. Così come sarà possibile recuperare, almeno in parte e a seconda del modello utilizzato, almeno una porzione dei dati contenuti nei due dispositivi, tra cui i numeri conservati in rubrica. Ma il killer che ha portato via i telefonini, ovviamente con lo scopo primario di cancellare ogni traccia, sa con molta probabilità che la gran parte dei contatti si sono sviluppati via whatsapp e in questo caso, senza il dispositivo in mano, c’è ben poco da fare. I due uomini, come si vede dalle immagini della videosorveglianza del bar, stavano chattando fino a un attimo prima degli spari. Sul tavolino davanti al loro il vassoio con le pizze ancora in ordine, dall’altra parte le sedie vuote in attesa di persone che dovevano arrivare.

Chi gli aveva teso la trappola li ha tenuti impegnati sul cellulare fino all’ultimo secondo proprio per distrarli in attesa dell’arrivo del killer? Forse è questo il motivo per cui i due telefoni dovevano sparire.

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