Pescara, omicidio al bar: qualcuno ha tradito Walter Albi e Luca Cavallito. Il killer sapeva dove trovarli

Il killer ha fatto fuoco introducendo la mano in mezzo alle piante di geranio, nei vasi che bordano il dehor del locale

Pescara, omicidio al bar: qualcuno ha tradito i due amici
Pescara, omicidio al bar: qualcuno ha tradito i due amici
di Patrizia Pennella
Mercoledì 3 Agosto 2022, 09:06 - Ultimo agg. 19:18
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Sapeva chi cercava, sapeva dove trovarlo. Il killer che ha ucciso Walter Albi a Pescara e ferito gravemente Luca Cavallito è arrivato sapendo di trovarli seduti al bar, a colpo sicuro. È una delle poche certezze di un'indagine difficile, che attraversa due amici, nonostante la differenza d'età. E' proprio in questa amicizia che, dall'altra sera, scavano gli agenti della squadra mobile, diretti da Gianluca Di Frischia, per capire il movente di quell'agguato feroce, punitivo, dimostrativo. Perché quei colpi sparati al volto sono, per chi sa e può capire, un messaggio limpido.

Omicidio di Pescara, la dinamica

Non c'è una pista investigativa chiara o univoca per l'omicidio, ci sono tante ipotesi in attesa di trovare una composizione. La dinamica per gli inquirenti è chiara, chiarissima. Il killer arriva in moto: lascia il mezzo a poca distanza dal bar, lungo via Ravasco, capo coperto da un casco integrale nero con una banda bianca, giacca a maniche lunghe, nera anch'essa, nonostante il caldo afoso, uno zaino sul petto, sotto cui nasconde la pistola. Cammina a passo sicuro, sfodera l'arma, fa passare la mano attraverso le piante di geranio, nei vasi che bordano il dehor e tira i primi colpi.

Entra e avvicina la pistola al volto di Albi e spara sulla bocca, poi è la volta di Cavallito. Afferra i cellulari dalle mani del morto e dal tavolo, prende un mazzo di chiavi e va via.

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Tutto dura poco più di un minuto. Primo enigma: perché ha preso i cellulari. In quella memoria potrebbero esserci le tracce di contatti, diretti o indiretti, con il killer o, peggio, con i suoi mandanti. Nomi e dati preziosi che ora gli investigatori dovranno provare a ricostruire, magari utilizzando i tabulati telefonici. Che però non raccontano eventuali conversazioni effettuate via whatsapp. Secondo enigma: sul tavolo davanti agli uomini c'era un vassoio di pizzette. Indiscrezione vuole che ne avessero ordinate dodici, chiedendo al proprietario del locale di prepararle perché stavano aspettando le loro compagne. Che non li avrebbero trovati vivi. Ma dovevano veramente arrivare due donne? O stavano aspettando altri? E potrebbero essere questi altri ad averli traditi. Fatto sta che Albi e Cavallito erano seduti sullo stesso lato del tavolo, come se gli ospiti dovessero accomodarsi di fronte a loro. Terzo enigma: le chiavi della macchina, perché portarle via, cosa c'era da prendere.

Fatti, che in qualche modo però vanno collegati a un contesto. Quello di due vite che gli investigatori stanno cercando di illuminare. Albi è un architetto che ha vissuto a lungo a Pescara, padre di origini marchigiane, è stato per tre anni, dal 2004 al 2007, dirigente dell'ufficio tecnico del comune di Ortona. Lo ricordano per essere una persona gentile, con idee fortemente orientate a destra e qualche buona amicizia politica da quelle parti. Era anche un grande appassionato di fitness. L'amore per lo sport lo lega a Cavallito, che per qualche tempo è stato, come Albi stesso, anche proprietario di una palestra. Ma l'amicizia scatta ancora prima, tra i genitori: papà Albi era istruttore da Eriberto ai tempi d'oro e papà Cavallito era arrivato a Pescara da calciatore. Avevano stretto amicizia e il legame passa anche tra i figli. Anche Luca prova a seguire le tracce del padre, ma con meno risultati e comincia a lavorare anche investendo in quote societarie di qualche locale cittadino. Albi è incensurato, Cavallito ha una disavventura per questioni di droga che lo collega a malavitosi pugliesi. Ma è roba del passato.

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