Uccide la moglie in un raptus, lei gli diceva: «Sei malato, non devi guidare»

Uccide la moglie in un raptus, lei gli diceva: «Sei malato, non devi guidare»
di Serena Giannico
Martedì 3 Dicembre 2019, 09:25 - Ultimo agg. 11:07
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La lite, con tanto di insulti, è arrivata al culmine a poche centinaia di metri da casa. «A quel punto siamo scesi e abbiamo cominciato a picchiarci reciprocamente... Poi ci siamo ritrovati sotto la scarpata, l'uno addosso all'altra, in mezzo al bosco, e lì l'ho colpita». Domenico Giannichi, 68 anni, residente a Torino di Sangro (Chieti), in un interrogatorio che dura circa quaranta minuti, conferma, ancora una volta, di essere stato lui ad ammazzare, la mattina dello scorso 29 novembre, dopo un bisticcio in automobile, la moglie Luisa Ciarelli, di 65 anni.

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L'uomo, accusato di omicidio volontario aggravato, viene ascoltato, in carcere, a Vasto, dove è rinchiuso dal giorno dell'assassinio, dal pubblico ministero, Gabriella De Lucia, e dal gip del tribunale di Vasto, Italo Radoccia. A difenderlo c'è l'avvocato Alberto Paone, di Lanciano. «Ha risposto alle domande - dice il legale -, chiarendo diversi aspetti, ma è a tratti confuso, soprattutto riguardo al momento del delitto». Quegli attimi in cui ha afferrato pezzi di legno, raccattati sul posto, in una zona dove la natura è selvaggia, e le ha spaccato la testa. Sono diversi - tre o quattro - i ciocchi sequestrati dai carabinieri del Reparto scientifico, perché inzuppati di sangue.  I coniugi sono usciti dalla loro villa che già discutevano animosamente. Lei non voleva che il marito si mettesse al volante.

«Non devi guidare», pare che fosse il refrain degli ultimi tempi. «E' emerso che glielo ripeteva in continuazione - spiega l'avvocato - lo assillava, perché le condizioni fisiche e psichiche del mio assistito in effetti sono precarie». Un ritornello che lui non sopportava e quel giorno, quando è ricominciato, si è imbestialito. Ma si è messo comunque alla guida e si sono avviati, con la loro Panda, a fare la spesa. Tra paroloni e parolacce. Durante il tragitto - come ha riferito - la donna gli avrebbe preso il telefonino, quel cellulare che usava in modo compulsivo, e gliel'avrebbe gettato fuori dalla vettura. E questo potrebbe aver scatenato la collera accecante del marito. Fatto sta che al supermercato non sono mai arrivati. E tutto è finito in una manciata di minuti. La discussione e la letale aggressione. Secondo le forze dell'ordine l'uomo ha inseguito la vittima, che ha cercato di sfuggire alla sua ferocia. L'indagato invece sostiene che se le sono date di santa ragione prima che lui la finisse. «Ad un certo punto l'ho chiamata - ha spiegato ai magistrati -, l'ho scossa, ho tentato di prenderla in braccio e sollevarla... Allora ho capito che l'avevo ammazzata». Lei non dava più segni di vita. Lui se n'è tornato a casa.

Quando i militari sono arrivati, lui, con i vestiti insanguinati addosso, ha detto: «L'ho uccisa io...», indicando il posto in cui giaceva il cadavere. Giannichi resta in prigione.

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