ANCONA - Era arrivato ad Ancona tre mesi fa, in cerca di un domani. Ha trovato la morte sotto un tir. Con sé aveva solo uno zainetto che conteneva tutta la sua vita: vestiti, qualche soldo e un documento a cui era aggrappato il suo futuro, la richiesta di protezione internazionale presentata appena una settimana prima di morire, a soli 22 anni.
«Ho lasciato la Somalia perché lì non ci sono medici, non c’è lavoro: sono venuto in Italia perché altrimenti sarei morto di fame» raccontava nel colloquio in prefettura del 1° agosto Mustafe Abdi Ahmed, il giovane profugo travolto e ucciso ieri mattina in via Marconi, poco dopo le 11, da un’autocisterna che trasportava carburante.
I soccorsi
All’arrivo del personale del 118, intervenuto con l’automedica e un’ambulanza della Croce Gialla, il ragazzo, straziato dalle ruote del mezzo pesante, era già morto: inutile ogni tentativo di rianimarlo.
L’indagine
La dinamica dell’incidente è in fase di ricostruzione. In primo luogo, andrà chiarito il punto dell’impatto: per gli investigatori, l’investimento non sarebbe avvenuto sulle strisce pedonali, ma circa 4-5 metri più avanti. Il profugo proveniva dalla strada che conduce all’ingresso del parcheggio coperto degli Archi: c’è da capire se è stato agganciato mentre era fermo a ridosso del marciapiede o, ipotesi più probabile, abbia tentato di attraversare all’ultimo, mentre sopraggiungeva il camion (il pm non ne ha disposto il sequestro) che l’ha colpito non frontalmente, ma sulla fiancata destra, tra la motrice e la cisterna, dove la leva del martinetto è stata trovata spostata. Gli inquirenti confidavano nell’assist delle telecamere, ma via Marconi non è videosorvegliata e le uniche spycam sarebbero quelle del parcheggio gestito da M&P, le cui riprese sono in corso di analisi.
Il cordoglio
«La tragedia che è avvenuta lungo via Marconi agli Archi ci lascia attoniti - è il cordoglio di Valeria Mancinelli sui social -. Sulla dinamica dell’incidente stradale sta lavorando chi deve. Come sindaco e a nome della città di Ancona esprimo un dolore profondo per la giovane vittima, la cui vita in un attimo è stata spazzata via». Mustafe avrebbe compiuto 23 anni a ottobre. Per un periodo ha vissuto a Grottammare, ma da circa 3 mesi si era trasferito ad Ancona per sottoporsi al colloquio in Prefettura nella speranza di ricevere l’agognato “documento”, il permesso di soggiorno per restare in Italia, dopo la fuga dalla Somalia, uno dei Paesi più poveri del pianeta, funestato da guerre civili e persecuzioni. «Aveva problemi di salute, viveva in strada e dormiva al porto, vicino alle Poste», raccontano gli amici che con lui hanno intrapreso il lungo viaggio della speranza, dall’Africa all’Italia: uno dei tanti “invisibili” nascosti ai margini della città, senza niente al mondo.