Cani bagnino, gli angeli a 4 zampe che vegliano sui bagnanti: ogni estate evitate 35 morti

Cani bagnino, gli angeli a 4 zampe che vegliano sui bagnanti: ogni estate evitate 35 morti
Cani bagnino, gli angeli a 4 zampe che vegliano sui bagnanti: ogni estate evitate 35 morti
di Valeria Arnaldi
Lunedì 19 Luglio 2021, 09:27 - Ultimo agg. 20 Luglio, 10:36
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Apparentemente a riposo sulla spiaggia, ma in realtà ben vigili e pronti a entrare rapidamente in acqua, in caso di emergenza, e a soccorrere i bagnanti in difficoltà, riportandoli a riva. Sono, perlopiù, terranova, labrador, golden retriever, ma non mancano bovari del bernese - poco più di una settimana fa, un esemplare ha salvato un bambino di dieci anni, a Tirrenia, nel pisano - e meticci i cani delle unità cinofile di soccorso acquatico, presenti sulle spiagge italiane.

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FENOMENO IN CRESCITA
Il fenomeno dei cosiddetti cani bagnino è in crescita nel nostro Paese.

Per presenze e per interventi. Fondata nel 1988 da Ferrucio Pilenga, che ne è presidente, e divenuta un riferimento anche a livello internazionale, la Scuola Italiana Cani Salvataggio, associazione di volontariato di Protezione Civile senza scopo di lucro, conta ben quattrocento task force nella Penisola. In oltre trent'anni di attività sono state centinaia le persone soccorse. In media, sono 35 i salvataggi a stagione. «Tutto è iniziato a fine anni Ottanta , quando ho deciso di addestrare il mio terranova, Mas, al salvataggio acquatico - racconta Pilenga - all'epoca era una vera sfida. Il cane può essere un aiuto fondamentale. Se sono solo in un'operazione di soccorso posso contare esclusivamente sulle mie forze, ma un cane addestrato, in acqua, può tirare anche sei persone. Non solo. I cani sentono le correnti e questo è importantissimo negli interventi».

Nel 2015 La Sics ha firmato un accordo di collaborazione con il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera. «Per addestrare un cane e farlo arrivare al brevetto, in media, occorre un anno. E di un anno è pure la validità del brevetto stesso, poi si fanno nuovi controlli per verificare l'efficienza dell'animale - prosegue Pilenga - È chiaro che, in questo lasso di tempo, il proprietario deve mantenere il cane in allenamento. Nell'addestramento, includiamo il salvataggio dall'elicottero, perché se un cane ha il coraggio di tuffarsi, sa sicuramente saltare le onde senza problemi». Le unità cinofile per il salvataggio in acqua e le associazioni dedicate, nel tempo, sono aumentate sensibilmente.

«Il numero complessivo di cani bagnino, appartenenti alle varie realtà, grandi e piccole, presenti in Italia, è pressoché impossibile da calcolare, si potrebbe stimare tra i mille e duemila - afferma Massimiliano Della Valle, responsabile nazionale unità cinofile della Fisa- Federazione Italiana Salvamento Acquatico si avvale di unità cinofile - noi abbiamo le unità cinofile da quattro,cinque anni. Formiamo solo cani di assistenti bagnanti. Abbiamo circa cinquanta animali, contiamo di aggiungerne altri cento nei prossimi due anni».
La forza del cane si traduce in tempo per il soccorritore. «Normalmente - spiega Della Valle - l'assistente bagnante, impegnato in un'operazione di soccorso, deve gestire le proprie energie, tra andata, presa in carico del soggetto e ritorno. Quando c'è un cane, la fatica del rientro ricade al 60/70% sull'animale, che non la sente come tale e così si possono impegnare più forze nell'andata, nuotando più veloci, e si possono iniziare le manovre di rianimazione già in acqua».

IL RAPPORTO
La parte più difficile dell'addestramento? Il rapporto tra cane bagnino e soccorritore. «Il legame tra animale e proprietario è fondamentale, perché in acqua non si parla - commenta Della Valle - ed è importante l'educazione dell'animale, sia alla socialità con altri cani, per evitare problemi di gestione di più unità, sia alla relazione con le persone, per non creare disturbi in spiaggia. Proprio queste sono le fasi più lunghe dell'addestramento, per far apprendere al cane le modalità di soccorso possono bastare quattro mesi, di fatto è una sorta di riporto dell'oggetto in acqua».
 

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