La sua unica colpa è stata quella di essere uno squalo. Sì perchè, fosse stato un delfino o una tartaruga, forse, quel capannello di persone che hanno determinato la sua fine, si sarebbero fatti in quattro per salvarlo. E invece no. Così, per questo povero squalo azzurro di oltre due metri finito troppo vicino ad una spiaggia tunisina di Hammamet, la sorte era già stata segnata.
Preso per la coda, complice la mancanza di ossigeno che lo aveva già stremato e ridotto in fin di vita, non ha potuto fare altro che rassegnarsi alla fine orribile che quei personaggi intervenuti sul posto, hanno deciso per lui.
La questione della pesca agli squali è gravissima. Sia essa accidentale, industriale, legata al bracconaggio o, come in questo caso, frutto di ignoranza, sta decimando le oltre quattrocento specie di squali esistenti, in ogni parte del pianeta. Tanto che, dovesse continuare con questo ritmo che si traduce in oltre 90 milioni di individui uccisi ogni anno, tempo pochi decenni e non ce ne saranno più. Una perdita che la natura, così come l'uomo, non può permettersi e che significherebbe il sorgere di squilibri inimmaginabili nella delicata armonia della vita nei mari.
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