«Trovai dei messaggi sospetti inviati da don Livio Graziano sul telefonino di mio figlio e dunque mi preoccupai, iniziai a fargli domande fino alla sua ammissione sulle violenze subite». A riferire i particolari sconcertanti il papà della vittima, costituito parte civile e rappresentato dall'avvocato Facci del foro di Salerno, ascoltato ieri mattina dal tribunale di Avellino, in composizione collegiale presieduto dal giudice Lucio Galeota, a latere Gennaro Lezzi e Elena Di Bartolomeo.
Escussione avvenuta, su richiesta dei legali di parte civile, a porte chiuse.
Don Livio, attualmente sottoposto al regime degli arresti domiciliari, è difeso dagli avvocati Gaetano Aufiero e Giampiero De Cicco. Nell'ottobre del 2021 fu sottoposto alla misura cautelare in carcere dopo l'emissione dell'ordinanza firmata dal giudice delle indagini preliminari del tribunale di Avellino, Francesca Spella, su richiesta della locale Procura della Repubblica. Stando all'impianto accusatorio il parroco è gravemente indiziato di atti sessuali con un minorenne di età inferiore ai quattordici anni. Nella denuncia i legali della famiglia del ragazzo hanno provveduto anche a depositare una folta documentazione ed elementi di prova a sostegno della gravissima accusa: tra i quali risultano dei regali, messaggi e tanto altro che il sacerdote avrebbe inviato al ragazzino, una volta tornato a casa.
Inoltre i Carabinieri del Nucleo operativo del Comando provinciale di Avellino, nel corso dell'attività investigativa, hanno acquisito documenti e materiale informatico, oltre al contenuto di alcuni telefonini nella disponibilità del sacerdote. La vittima era stata ospitata presso la struttura gestita da don Livio Graziano ad Avellino nel periodo tra giugno e settembre 2021, e la denuncia è stata sporta, poco dopo il suo rientro a casa, quando i genitori del ragazzino si accorsero dell'accaduto. Il parroco irpino gestiva una cooperativa sociale che forniva, tra le altre cose, assistenza di tipo terapeutico a persone con problemi di ansia, depressione e disturbi dell'alimentazione, e che lui stesso aveva fondato diversi anni fa.
Tanti i giovani aiutati in questi anni, molti dei quali colpiti da disturbi alimentari anche gravi come obesità, anoressia e bulimia nervosa. Un impegno tale che nel 2014 gli venne assegnato anche il premio Padre Pio da Pietrelcina a Benevento, altra città dove il sacerdote è molto conosciuto.