Air, l'ex manager Preziosi:
«De Sio bloccò l'acquisto dei bus»

Air, l'ex manager Preziosi: «De Sio bloccò l'acquisto dei bus»
di Antonello Plati
Venerdì 21 Giugno 2019, 10:17
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Dino Preziosi non ci sta. Ritiene infondate le accuse di Alberto De Sio, amministratore unico dell'Air, che ieri sul Mattino ha sostenuto che i problemi dell'azienda di trasporto pubblico sono eredità delle passate gestioni.
L'ultima, quasi ventennale, è proprio quella di Preziosi: «Nominato dalla politica» con «un compenso monstre» e che «anziché rinnovare il parco bus pensava a sponsorizzare basket e calcio», secondo De Sio. L'ex manager passa al contrattacco, annuncia querela e replica punto per punto. Premette: «Mi sono sempre astenuto dal parlare dell'Air per rispetto dell'azienda in cui ho lavorato per anni. Oggi intendo farlo perché si affermano cose per le quali ho dato mandato ai miei legali di sporgere querela». De Sio, dice Preziosi, «si definisce un tecnico, ma mi sembra più un moderno Savonarola, censore dei costumi scostumati portati al livello più basso». Quindi, entra nel merito: «È l'amministratore unico e non il direttore generale a stabilire le strategie aziendali, comprese le sponsorizzazioni che quindi all'epoca sono state decise prima da Rosa D'Amelio, attuale presidente del Consiglio regionale, poi da Guglielmo Allodi. Dal 2006, ho scritto loro affermando di essere contrario alle sponsorizzazioni. Ma poiché non erano contro legge, il mio parere è stato continuamente disatteso. Soltanto nel 2012 è stata varata una legge regionale che le ha vietate».

 

Sulla questione, Preziosi rincara la dose chiamando in causa un esponente della giunta regionale: «L'allora assessore Ennio Cascetta inviò una lettera all'amministratore dell'Air e al presidente della società di basket, nonché per conoscenza a me, nella quale invitava tutti a continuare con le sponsorizzazioni». Chiarezza, poi, sulla nomina: «La mia nomina è stata voluta nel 2000 dal professore Frassetto, fondatore dell'Azienda, e dall'assessore Cascetta: fu decisa in un noto studio notarile di Avellino all'atto della costituzione della Spa. Non era una nomina politica, anzi avevo contro tutti i consiglieri regionali». Sul compenso percepito: «Il mio era un contratto di diritto privato tanto che la Corte dei conti ha aggiunto che il tetto dei 240 mila euro per me non era applicabile». E sulla gestione: «Quando De Sio sostiene che i Tribunali ritengono che la mia è stata una gestione negativa, evidentemente anticipa decisioni senza tenere conto che i giudizi sono ancora in corso e che ha la pretesa di dare per scontato una decisione, rimessa solo al giudice».

Il riferimento è anche alla causa per il licenziamento per giusta causa che vede contrapposti Preziosi e l'Air. Qui, l'ex manager va giù durissimo e svela intrighi politici che l'avrebbero messo ai margini. «De Sio dice di essere venuto all'Air in quanto tecnico perché c'era puzza di bruciato. Non è così: De Sio è venuto all'Air per far fuori Dino Preziosi perché non era in linea con l'orientamento politico del tempo. Gli ricordo le cose che mi diceva in privato, e che posso documentare, che qualcuno dell'Alta Irpinia rompeva le scatole alla Regione affinché io fossi cacciato e che fui obbligato a fare un incontro con un consigliere regionale molto in alto che mi disse che, dopo aver fatto il ballottaggio contro Paolo Foti alle amministrative del 2013, sarei dovuto passare con il Pd o andare da Enzo De Luca o sostenere Foti o avrei dovuto dimettermi da consigliere comunale, smettendo di tartassare l'amministrazione. Diversamente sarebbe saltato il tappo: io, però, non feci né l'una né l'altra cosa e non ho ceduto al ricatto. Visto il mio diniego, fu varata la legge sull'incompatibilità dei direttori generali delle aziende regionali con la carica di consigliere comunale, la cui applicazione nei miei confronti fu ritenuta illegittima dall'avvocatura, essendo il mio uno status di diritto privato dal momento che non ero dipendente della Regione».

Tornando all'Air, inesattezze anche sul rinnovo del parco mezzi: «Nel 2016 e nel 2017 ho chiesto a De Sio l'acquisto di 15 autobus bipiano: avevamo trovato anche il fornitore. L'amministratore unico prima disse di sì, ma poi cambiò idea in attesa delle gare. Un menefreghismo di fronte al quale un funzionario preferì dimettersi e andare via».
Poi le stoccate sui continui guasti: «Cose mai accadute quando io ero direttore, perché avevamo un'officina organizzata che era un fiore all'occhiello della Campania. È stata smantellata per esternalizzare il servizio». Sugli interinali: «Ne presi alcuni per coprire una corsa di mattina e una di pomeriggio e per sostituire le corse dell'Eav per 9 mesi, ma da allora sono arrivati a 100 unità e non capisco il perché, ma continuando così sembra che si eluda il concorso e si arrivi a una sorta di assunzione diretta». E sul patrimonio mobiliare: «I 40mila euro all'anno per il capannone di Pianodardine è un costo che va avanti dal 1990, quando io non ero direttore. In seguito, proprio per risolvere questo problema, avevo chiesto e ottenuto un finanziamento per realizzare un capannone in un'area di proprietà, ma l'operazione non è andata in porto. E non sono stato io ad accantonare inspiegabilmente il capannone di Torrette di Mercogliano che, invece, fin quando ero manager funzionava e con efficienza».
Infine l'invito al confronto: «In qualsiasi momento l'ingegnere De Sio voglia farlo, io sono disponibile. E vedremo chi ha ragione anche sulla base di alcuni file audio che possono attestare la veridicità delle mie affermazioni».
 
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