Avellino, i prefabbricati post sisma:
«Viviamo all'ombra dell'amianto»

Avellino, i prefabbricati post sisma: «Viviamo all'ombra dell'amianto»
di Flavio Coppola
Mercoledì 9 Gennaio 2019, 08:42 - Ultimo agg. 08:47
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Una vita all'ombra dell'amianto. È la regola nei prefabbricati dimenticati di via Nicolodi e via Amatucci. Quei mostri di cemento e amianto costruiti dopo il terremoto, in cui abitano quasi 200 famiglie, sono finiti al centro dell'indagine dei carabinieri forestali, che ora chiedono il conto al Comune.
Loro, i residenti, contano invece le vittime, sospesi in un terrore che non è ancora rassegnazione: «Sono in tanti quelli di noi che sono morti per il cancro». racconta scura in volto Angela A via Nicolodi, dove i finanziamenti per la bonifica non sono mai stati nemmeno stanziati, è conosciuta per aver sollevato più di una denuncia e aver chiamato ben tre volte i vigili del fuoco. «L'indagine dei carabinieri? Mi auguro che imprima una svolta. E' giusto che chi ha sbagliato paghi». sentenzia - Da 16 anni nel quartiere, in un'isola di degrado a due passi dal salotto buono, la sua storia parla di un tour per i prefabbricati. «Ho lasciato Quattrograne perché c'erano i topi, sono venuta qui e mi sono accorta che era tutto sulle nostre spalle».
 
Gli edifici hanno le facciate rovinate. In alcuni casi, i finestroni rotti. Per questo, ha chiamato tre volte i caschi rossi: «Hanno transennato l'area, ma qualcuno ha rubato le transenne». rivela sbigottita A due passi dal portone, resta solo il nastro rosso e bianco. Al Comune, che da 40 anni fa spallucce, rivolge una semplice domanda: «Queste abitazioni, se così le vogliamo chiamare, hanno 38 anni. Sono mai state collaudate?». Vivere con l'eternit in testa è un'ossessione che richiama di continuo il rischio di ammalarsi. Per chi ha perso a 13 anni entrambi i genitori di cancro ai polmoni, come Francesco Tino, è impossibile non pensarci. Oggi il ragazzo ha 36 anni: «Nessuno dei due fumava ricorda - erano giovani e conducevano una vita sana. Come faccio a non pensare che c'entri l'eternit?». Di certo, quell'amianto andava rimosso dal 1992, quando è diventato fuori legge. Ma niente. «Qui ne sono morti in tanti, tutti allo stesso modo. Sarà una coincidenza? - rilancia Maria Milite Io lo so, vivo qui dal 1984, e del Comune non si è fatto mai vedere nessuno».
Dopo il terremoto, per un periodo, la donna ha abitato nel vicino asilo «Perna». Poi ha trovato casa, si fa per dire, nell'hotel del degradoi: «Noi facciamo di tutto per rendere questo posto più dignitoso. - spiega - Ci occupiamo dei giardini, dello sfalcio dell'erba al posto del Comune. Ma siamo stufi anche di protestare».

Nel porticato, indica un pilastro distrutto, dal quale fa capolino un tubo dell'acqua che perde. «La manutenzione? E' utopia». Se non altro, proprio ieri mattina, il settore Ambiente di Palazzo di Città ha fatto svolgere i primi controlli sulla qualità dell'aria. Un monitoraggio di 4 ore, sia sui tetti che al di sotto, svolto dall'impresa vicentina «Palladio Sgm».
Entro 10 giorni, i risultati e l'indicazione sull'eventuale necessità di procedere con urgenza. Meglio tardi che mai. Stesso scenario a via Amatucci. Due lunghissime file di prefabbricati bianchi e rossi, sorretti da pilastri in ferro arrugginito e circondati qua e là da erbacce e finanche qualche rifiuto.
Sui tetti, lo stesso veleno chiamato eternit. Aldo Preziuso, capocantiere in pensione, ci abita dal 1981: «Sui finanziamenti, non ci hanno mai fatto capire nulla». Prima c'erano, poi l'iter si è inceppato: «Nessuno si è mai voluto assumere le proprie responsabilità». denuncia Mostra colonne che si sgretolano, portoni malandati, travi spaccate. «Sono stato capocantiere e so quel che dico. Queste abitazioni sono scadenti e precarie. A pochi metri accusa il Comune costruisce casa nuove per gli altri. E noi siamo stati dimenticati». Alloggi umidi e freddi d'inverno, caldi e afosi d'estate. Lo sa bene la giovane madre Ida Guerriero: «Per chi, come me, abita all'ultimo piano, è anche peggio». L'eternit la preoccupa per la salute di sua figlia: «Il Comune ci dice che non c'è pericolo, qualche anno fa hanno spruzzato della vernice sui tetti. Ma a noi non basta. Viviamo nella paura».
 
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