«Appalto con il morto», il Tar
annulla la gara dei lavori al torrente

«Appalto con il morto», il Tar annulla la gara dei lavori al torrente
di Riccardo Cannavale
Martedì 14 Luglio 2020, 10:06
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È impossibile che, nel 2019, una persona morta nel 2008 possa aver firmato quella dichiarazione allegata agli atti di gara. Con una sentenza degna di Jacques de La Palice, il Tribunale amministrativo accoglie il ricorso ed annulla la procedura, gestita dalla Centrale unica di committenza Partenio-Vallo di Lauro per conto del Comune di Monteforte Irpino, per la «Sistemazione idraulico forestale di aree a rischio di instabilità idrogeologica del Torrente Sciminaro».
Tutto da rifare, dunque, per l'assegnazione dei lavori di mitigazione del rischio idrogeologico che erano stati assegnati, lo scorso 3 gennaio, al termine di una procedura ad evidenza pubblica e che aveva visto, all'esito, il ricorso presentato dalla ditta seconda classificata a causa di una anomalia di non poco conto: la presenza tra gli atti di gara di un documento firmato da persona deceduta oltre dieci anni prima.

La vicenda degli «appalti col morto» era stata portata all'attenzione pubblica da una denuncia presentata dai consiglieri del gruppo di minoranza «Sarà Bella», Salvo Meli e Katia Renzulli. Volevano vederci chiaro. Sulla vicenda fu aperto anche un fascicolo di indagine, con l'acquizione, da parte dell'autorità giudiziaria, di documentazioni e delle dichiarazioni di persone per poter ricostruire l'accaduto e verificare eventuali ipotesi di reato. Lo stesso sindaco di Monteforte Irpino, Costantino Giordano, aveva avviato un controllo interno per verificare che tutte le procedure di competenza degli uffici comunali fossero state condotte secondo legge. Giordano, con la sua maggioranza, aveva più volte evidenziato come eventuali errori in fase di gara non avrebbero potuto essere addossati all'amministrazione che, anzi, era da considerarsi parte lesa, visto che a gestire la procedure era stata la centrale unica di committenza. La sezione staccata di Salerno del Tar, presieduto da Leonardo Pasianisi, i ha riconosciuto fondate le motivazioni alla base del ricorso e relative alla presenza, tra gli atti di gara, di un documento reso da una persona che in realtà era defunta nel 2008. A nulla è valso il tentativo di difesa della ditta chiamata in causa, che ha provato a dimostrare la buona fede da parte dell'erede che aveva sottoscritto l'atto in nome del padre e l'irrilevanza del terreno oggetto del contendere rispetto all'economia generale del cantiere.

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La dichiarazione contestata era riferita alla messa a disposizione della ditta di un terreno che questi avrebbe utilizzato come area di cantiere e deposito temporaneo dei materiali. Per la ditta che si era aggiudicato l'appalto, si sarebbe trattato quasi di un di più, per giunta nemmeno a ridosso della superficie in cui avrebbe dovuto eseguirsi l'intervento. Non così per i giudici amministrativi, però. Per loro, il terreno che è stato oggetto della dichiarazione da parte del defunto veniva a trovarsi in un'area non estranea a quella dei lavori e, dunque, avrebbe assunto rilevanza anche ai fini dell'attribuzione del punteggio da parte della Centrale Unica di Committenza. Di qui la decisione di accogliere il ricorso e di annullare l'affidamento dei lavori.
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