Armi all'uomo che minacciò il giudice perquisita un'attività a Pratola Serra

Armi all'uomo che minacciò il giudice perquisita un'attività a Pratola Serra
di Alessandra Montalbetti
Mercoledì 13 Aprile 2022, 08:34
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Dopo le minacce ad un giudice avellinese da parte di uomo già accusato di tentata estorsione, arriva la perquisizione all'interno di un'armeria per verificare i registri sui quali vengono annotati i dati di coloro che acquistano le armi. Tre indagini strettamente legate. Quella emersa ieri, ancora in fase embrionale, e nella quale è finito il titolare dell'attività commerciale di Pratola Serra, Antonio Fabrizio accusato di falso, è infatti collegata all'inchiesta già pendente negli uffici della Procura di Roma sulle minacce aggravate rivolte a Paolo Cassano, giudice in servizio presso il tribunale di Avellino, dal detenuto Kevin De Vito, oggi in carcere a sua volta per l'accusa di tentata estorsione nei confronti di una coppia di tossicodipendenti di Avellino. Proprio De Vito, infatti, si sarebbe rifornito di armi nel negozio pratolano.


I carabinieri, agli ordini del tenente Francesco Caterino nel corso della perquisizione, effettuata ieri mattina, hanno sequestrato i registri di carico e scarico delle armi e alcuni modelli di cessione delle stesse, Inoltre hanno sequestrato delle munizioni non dichiarate e risultate in esubero.

Al momento il reato ipotizzato nel decreto di perquisizione firmato dal pubblico ministero Luigi Iglio è quello di falsificazione dei registri. Si suppone che il titolare dell'armeria abbia utilizzato i dati di persone decedute per fornire armi a Kevin De Vito, prima che quest'ultimo finisse in carcere.

Il titolare dell'armeria raggiunto dal provvedimento di perquisizione e finito nel registro degli indagati, nel luglio scorso ha subito anche un attentato, con l'incendio ai danni della propria autovettura. Intanto le indagini da parte dei carabinieri del comando provinciale di Avellino continuano, incentrate proprio sulle armi che gli stessi militari hanno trovato immortalate in un video rinvenuto sul cellulare sequestrato a Kevin De Vito dopo l'esecuzione della prima ordinanza di misura cautelare in carcere, per confrontarle con quelle annotate sui registri sequestrati ieri nel corso dell'ulteriore perquisizione effettuata a Pratola Serra.

Indagini che hanno preso il via dopo una prima inchiesta sulla tentata estorsione nei confronti di una coppia di tossicodipendenti. Kevin De Vito è attualmente detenuto nel carcere di Bellizzi Irpino. Inoltre l'uomo, nel momento in cui è stato raggiunto dalla seconda ordinanza di misura cautelare in carcere per la detenzione illegale di armi, emessa dal gip Paolo Cassano, ha iniziato a rivolgere minacce dirette al giudice firmatario del provvedimento. «Lo sparo in testa», avrebbe detto in presenza dei militari che gli stavano notificando l'atto. L'indagine dunque sarebbe stata avviata, secondo quanto si apprende, quando si è ipotizzato che il titolare dell'armeria abbia ceduto il materiale a De Vito, senza che questi fosse in possesso del porto d'armi.

L'inchiesta sulla tentata estorsione era stata avviata dopo la denuncia di due coniugi per le minacce subite per oltre un mese. I due raccontarono ai militari dell'Arma di essere stati picchiati a sangue con una mazza da baseball. In altre occasioni sarebbero stati minacciati con un'arma e perfino con del materiale esplosivo. In alcune occasioni i due indagati (oltre a De Vito c'è Sonia Liotti) non si sarebbero limitati a minacciare, anche di morte ed in presenza dei figli, le loro vittime, ma le avrebbero anche colpite con calci, pugni e una mazza da baseball. A seguito dell'accurata attività di indagine svolta dai carabinieri in carcere sia Liotti che De Vito, mentre successivamente sono stati indagati a piede libero Antonio De Nardo e un cittadino romeno. Il 18 maggio i quattro dovranno comparire davanti al Gup.
 

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