Asse Regione-Confindustria,
spunta acquirente Novolegno

Asse Regione-Confindustria, spunta acquirente Novolegno
di Annibale Discepolo
Domenica 31 Marzo 2019, 14:00
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Un asse Regione-Confindustria per affrontare le vertenze irpine a partire da quella della Novolegno. Nel giorno del convegno di Taurasi sul tema dello spopolamento, alla presenza del governatore De Luca e del leader nazionale degli industriali Vincenzo Boccia, è l'assessore alle attività produttive Antonio Marchiello a smuovere le acque sullo stabilimento di Montefredane, specializzato in pannelli lignei Mdf, destinato ad essere chiuso a breve dai friulani del gruppo Fantoni.
 
Senza esporne l'identità, Marchiello annuncio l'avvio di una trattativa con un gruppo irpino disposto a rilevare il sito di Arcella, «conservando la specificità produttiva», in modo da garantire anche i dipendenti. Si vedrà. Il tema più allargato del rilancio delle aree interne prende poi piede nel dibattito allestito dall'avvocato Lorenzo Mazzeo sotto l'egida del Club Rotary Taurasi. Sotto il gazebo trasparente, anche Ciriaco De Mita. E la risposta, in pratica univoca, è quella che viaggia su una linea di sviluppo reale, non virtuale: il fare, ovvero il lavoro, terapia unica da attuare per il governatore Vincenzo De Luca. «Ci auguriamo che siano in tanti a partecipare al piano che abbiamo deciso di mettere in piedi, perché solo il lavoro può trattenere i tanti giovani che dai piccoli paesi delle aree interne, se ne vanno. E allora faremo di tutto per bloccare questa emorragia, senza i soliti contributi e la solita assistenza, contiamo di mandare a lavorare i primi ragazzi a settembre dopo il corso-concorso che parte fra fine aprile e inizio maggio, puntando ad attivare tutti i ristori economici: contributi alle imprese e all'artigianato, valorizzazione delle vocazioni agricole straordinarie di questi territori, a cominciare da quelle vinicole». De Luca non risparmia una battuta sull'emergenza rifiuti di settembre e sull'ipotesi di stoccare temporanamente 3mila tonnellate in Irpinia con lo stop di Acerra. «L'amministratore di IrpiniAmbiente si dice non informato? Si informi presso l'assessorato all'ambiente», è la stoccata. Poi passa alla Lioni-Grottaminarda: «Speriamo di sbloccare il cantiere, attendiamo la risposta del governo ad una richiesta ormai inoltrata da mesi».

Il numero uno di Confindustria Vincenzo Boccia sposa il tentativo di salvataggio di Novolegno e poi aggiunte: «Lo sviluppo è legato alle risorse del territorio e l'agroalimentare, che qui è un forziere preziosissimo, è un settore di punta per l'Italia e diventare punta avanzata per il Mezzogiorno. C'è un dato importante che abbiamo tirato fuori dai dati del Cerved di Confindustria: le regioni che hanno tenuto di più nella fase di crisi sono quelle a più vocazione industriale e ripartire da qui è importante. Soffrono le grandi imprese? Occorre recuperare la attrattività del territorio; abbiamo dimenticato negli anni passati un'attenzione alla questione industriale del Mezzogiorno, dobbiamo rifiutare l'idea di un paese periferia d'Europa».

«Cercare di reagire e non constatare e guardare: abbiamo bisogno di mercati aperti nel mondo e di una industria competitiva», aggiunge l'omologo di Confindustria Avellino Pino Bruno. «Dopo la diagnosi oramai è tempo di passare alla soluzioni, è tempo di f are e Confindustria è disponibile per cercar di condividere ed attuare per provare a recuperare il concetto sulla variabile temporale che è il bene più prezioso: facciamo presto. Serve mettere in atto delle reazioni opportune; noi non ci preoccupiamo di questa crescita zero, ma soprattutto di reagire a questo momento di difficoltà, attuando delle politiche che possano tirarci fuori dal guado».

Il turismo è economia, quindi politica del territorio. -«La priorità d'intervento riguarda le infrastrutture, per fare in modo che i territorio possano essere fruibili non solo per i turisti, ma anche per chi ci vive per tutto quello che è il sistema». La questione meridionale si può risolvere anche alla luce di quanto magari è emerso ieri. «La prima cosa da rimuovere - chiude Bruno - è il gap burocratico: per portare avanti delle opere da realizzare, i tempi sono troppo lunghi, dobbiamo cercare di essere europei e se ci mettono in condizioni di competere noi siamo molto più bravi degli altri».
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