Avellino, addio a Petrozziello
il libraio che aveva resistito alla crisi

Avellino, addio a Petrozziello il libraio che aveva resistito alla crisi
di Gianni Colucci
Giovedì 20 Febbraio 2020, 09:10
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Aveva chiuso il 10 dicembre del 2013. Lasciando i suoi clienti fissi con il magone. Forse quella volta era morto un po' anche lui.
Guai a quelle città che hanno bisogno di librai eroi. Gli eroi si immolano, spesso per una causa persa. Avellino di librai così ne ha avuto almeno uno: Tonino Petrozziello. Quando finì in una traversa di Viale Italia, Petrozziello era ancora un baluardo. Aveva mobilitato come non mai nella storia di Avellino, decine e decine di persone in un moto corale per la sua libreria. Lo aveva fatto con un sorriso mite, senza roboanti appelli, senza intestarsi battaglie o particolari meriti culturali.
La sua libreria incappò nel tempo abitato da chi sfoglia pagine web a milioni, incapace di sfogliare pagine a stampa. Non poterono nulla Franco Arminio («Qui comprai i primi libri di casa mia») o Marco Ciriello («Facciamone una libreria sociale»), o Franco Festa o Emilia Bersabea Cirillo o Lucio de Capraris.
Una libreria che chiude è una sconfitta per ogni quartiere, per ogni città. Oggi le librerie in Italia e in Europa si imbrattano, si bruciano, si trasformano in caffetterie, edicole, ludoteche, finanche mercatini dell'usato o del baratto pur di sopravvivere. Tonino subì lo sfregio della chiusura. Aveva avuto una città intera a sostenerlo, forse in un ultimo moto corale di dignità, contro il degrado del pensiero unico dello street food, degli apericena che fanno il paio con i cinema vuoti (o chiusi sine die come l'Eliseo).
Il negozio era quello di un racconto di Elias Canetti. Un pezzo di Mitteleuropa in Irpinia: atmosfera rarefatta, ma niente eleganza artefatta, niente spocchia. Era proprio amore per la carta, finanche per le penne a sfera (quelle che si ricaricavano), per i quaderni dai fogli spessi. Niente era introvabile da Petrozziello. Superato il filtro della cartoleria, si accedeva al mondo di un libraio appassionato come sarebbe piaciuto a Pennac. Nessun consiglio sopra le righe né la pretesa di consigliare il libro «più adatto». Non incuteva timore Tonino, non si faceva maestro o suggeritore, anzi era quasi trafelato nel rispondere alle richieste di chi entrava nel suo club.
La sua libreria indipendente ante litteram riusciva a sopravvivere egregiamente agli anni dell'aggressione delle catene, (ma non aveva doveva avere a che fare con Amazon). E anche Guida quando arrivò con un modello simile al suo, lo scalfì, ma sul lungo periodo. Non ressero Book show e la Libreria del Parco. Petrozziello ci provò con la testardaggine che si rintraccia ancora nell'esperienza della libreria Angolo delle Storie.
Petrozziello fino a due anni fa ha continuato a portare le sua passione nelle scuole, nell'incontro con autori e altri librai che chiamava da tutt'Italia per metterli a confronto con i ragazzi. Ospitava scrittori e giornalisti per presentarne i libri, ci arrivò finanche Morten Søndergaard. Poi le letture di resistenza sostenute dal «Mattino» per mantenere in via Fratelli del Gaudio quel presidio, quella «stazione di resistenza».
Aveva anche tenuto accesa la fiammella della lettura alla libreria del Caffè letterario, altra intuizione a cui seguì la collaborazione con il Laceno d'Oro: insopprimibile per lui il richiamo di ogni forma d'arte.
Tradito dal cuore, a 60 anni Tonino lascia la moglie Olimpia e il figlio Raffaele, i fratelli Ugo e Mario, il papà Raffaele che rilevò la libreria Leprino davanti alla prefettura, per poi passare nel 90 nella bella sede con il piano interrato difronte alla villa comunale. A quarantatrè anni dalla nascita della sua libreria, nel 2013, Petrozziello gettò la spugna. «La libreria e il suo ruolo - scrisse su Facebook - escono di scena. Le difficoltà economiche hanno prevalso su tutti i tentativi di resistenza che si è nutrita soprattutto della vostra solidarietà». Le letture che durarono un quinquennio a cui parteciparono autori da tutt'Italia, si chiamavano «Avrei preferenza di no», come il mantra del Bartleby di Melville. Tutti, davanti alle traversie di Tonino, avrebbero preferito di no. Oggi alle 15 i funerali a San Ciro.
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