Avellino, agguato a Giacobbe indagini
chiuse: «Tentata estorsione»

Avellino, agguato a Giacobbe indagini chiuse: «Tentata estorsione»
di Gianni Colucci
Mercoledì 15 Gennaio 2020, 08:26 - Ultimo agg. 10:30
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Potrebbe esserci stata una estorsione alla base dell'aggressione di Geppino Giacobbe, l'assessore allo sport e alla sicurezza del comune di Avellino. Il reato gli è contestato nel decreto di chiusura indagini.
Era il 26 settembre dello scorso anno. In pieno giorno, le botte all'assessore comunale. Sotto casa sua a Mercogliano. In due con il casco integrale lo afferrano dalle spalle e lo atterrano a pugni. Ivan Santamaria, 27 anni di Rione Mazzini, già operaio della Denso, è accusato anche di oltraggio a pubblico ufficiale, essendo Giacobbe un amministratore pubblico.
Giacobbe finisce in ospedale, la tac è tranquillizzante, ma lui ha rischiato di brutto avendo anche accennato ad una reazione. Gli sconosciuti, prima di fuggire in moto gli gridano: «Così impari». L'assessore reagisce, si rialza, prende la targa della moto. I carabinieri in 24 ore fermato due persone fortemente sospettate di essere gli autori dell'agguato. Poi uno dei due viene denunciato, il 27 enne che rischia ora il giudizio. È lui a raccontare come è andata l'aggressione: uno, due, tre ceffoni, il più forte del quale sull'orecchio sinistro, graffi al collo, fino a quando la vittima è crollata al suolo. Lui però non vuole dire il nome del complice, del giovane che era con lui: «Non sono un infame».
«Alcuni miei amici - spiegò - hanno chiesto un contributo al Comune per un torneo di calcio da giocare a settembre. La richiesta è stata fatta diversi mesi fa. Non avendo avuto risposte abbiamo deciso di vendicarci». L'assessore replicò: «Mai avuto richieste di questo tipo».
I reati contestati nel decreto di chiusura indagine dal pm Fabio Massimo Del Mauro vanno dall'oltraggio a pubblico ufficiale alle lesioni, fino al favoreggiamento in relazione al fatto che non abbia voluto rivelare l'identità del complice (resta un mistero chi sia il ragazzo ch era con lui su uno scooter al momento dell'aggressione). L'accusa più grave di tutte è quella dell'estorsione, in relazione all'utilizzo del campetto di calcio Roca a Rione Mazzini.
L'accusa di tentata estorsione - sebbene subito ipotizzata dagli investigatori - era stata inserita dagli inquirenti nel decreto di sequestro dello scooter con il quale i due malintenzionati sono entrati in azione sotto casa di Giacobbe.
Il 27enne, assistito dall'avvocato Gerardo Santamaria, dopo essere stato individuato con il numero di targa dello scooter - utilizzato per raggiungere Torrette di Mercogliano fu subito condotto in caserma per essere ascoltato dagli investigatori.
L'agguato a Giacobbe fece attivare un sistema di tutela dell'amministratore che lui tra l'altro aveva rifiutato. «Non voglio la tutela continua», disse agli inquirenti. Al comitato ordine e sicurezza decisero di affidare la sua sicurezza ai carabinieri che in maniera più discreta l'hanno tenuto in custodia.
. Il pestaggio sotto casa dell'assessore alla sicurezza del comune di Avellino, scosse una città già provata da giorni drammatici in cui gli episodi di violenza si sono susseguiti a ripetizione. Una bomba carta nell'auto di un imprenditore, una settimana prima, un avvertimento con colpi di pistola contro le vetture di un ex consigliere comunale della Lega, figlio di un boss della camorra. Per Damiano Genovese in queste ore sarà notificato il provvedimento di rinvio a giudizio richiesto dal pm della Dda per il possesso di un'arma ritrovata la notte dell'attentato a colpi di mitraglietta contro casa sua.
Ma era di quelle settimane anche un avvertimento direttamente ai magistrati: «Esploderà una bomba in tribunale», era il messaggio anonimo fatto trovare in un ba. Infine, in pieno giorno, le botte all'assessore comunale.
Il 27enne sarà ascoltato entro 20 giorni o presenterà proprie memorie tramite l'avvocato Santamaria.
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