Le politiche sociali di Avellino ancora una nella bufera. L'ennesimo scandalo legato alla mancata erogazione dei servizi in città esplode su due fronti, politico, e giudiziario. Perché stavolta c'è anche una denuncia in Procura da parte della Caritas, e segnatamente da Don Vitaliano della Sala. Nella città in cui si sono spenti nell'indifferenza i senzatetto Angelo Lanzaro, era il 2017, e Luciano Romagnuolo, solo poche settimane fa e anche qui è indaga la Procura, riecco il consueto copione con nuovi indigenti. L'attacco politico al Piano di zona di Avellino, presieduto dal sindaco Gianluca Festa, è frontale, e arriva da Rifondazione comunista. «Tavoli, reti e intese sono ormai le parole più usate dai rappresentanti delle istituzioni locali cittadine, invocati a gran voce via «Facebook» o davanti alle telecamere, ma poi nessuna azione segue alle parole che diventano così chiacchiere, vuote ed anche offensive».
Dopo il caso Romagnuolo ricorda il partito guidato da Tony Della Pia - «il prefetto Spena auspicava un migliore e più adeguato funzionamento dei servizi sociali, con un tavolo che avrebbe dovuto stimolare un circuito di collaborazione istituzionale. Una rete composta appunto dai servizi sociali del Comune, dalla Caritas e dall'Asl. Ma da allora nulla è cambiato». Ed ecco altri due recenti casi che indignano. Prima, la vicenda del giovane Yaya «trovato a vagare ricorda il Prc - per la città in serie ed evidenti difficoltà psicologiche che dopo essere stato dimesso dall'ospedale senza che ne venisse informata la Caritas e poi nuovamente lasciato in strada». Poi, e siamo all'attualità, «il trattamento atroce riservato a David, l'uomo che è stato di nuovo abbandonato, con catetere ancora attaccato, davanti alla mensa-dormitorio della Caritas, dopo essere stato dimesso dall'ospedale «Moscati» in evidenti condizioni di necessità». E' qui che è giunta pure la denuncia in Procura di Don Vitaliano.
Per il resto, risultati non se ne vedono: «Nessuna notizia circa il documento, sottoscritto tra Caritas e Comune di Avellino e che avrebbe dovuto essere sottoposto al prefetto e quindi all'Asl per l'attivazione di una rete di intervento dedicata ai soggetti deboli». evidenzia il Prc - Ancora lontana l'intesa tra servizi sociali, Diocesi e assistenza sanitaria, che avrebbe dovuto vedere la Caritas come primo centro di accoglienza, in costante dialogo e confronto con le altre istituzioni preposte alla gestione delle emergenze sociali e sanitarie, così da poter affidare, a seconda delle necessità, le persone ai servizi più opportuni». Ma ce n'è anche per la sanità pubblica irpina: «Le istituzioni sanitarie, l'ospedale, dovrebbero attivare le cosiddette dimissioni protette in caso di persone con problemi sanitari-sociosanitari per le quali vanno necessariamente definiti gli opportuni interventi terapeutici ed assistenziali, così da garantirne la continuità assistenziale». Il rischio imminente è che ci siano nuovi decessi nel silenzio assordante di una città assuefatta al peggio. Ed ecco l ennesimo appello: «Si intervenga in tempo. Speriamo che non ci toccherà piangere ennesime vittime di negligenza, superficialità, da parte delle istituzioni sanitarie e politiche della città».