Avellino, Cuzzola ai consiglieri:
«Piano anti-dissesto senza rischi»

Avellino, Cuzzola ai consiglieri: «Piano anti-dissesto senza rischi»
di Flavio Coppola
Domenica 18 Agosto 2019, 14:00
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«La città e i consiglieri comunali possono star tranquilli. Il piano di pre-dissesto è sostenibile ed era l'unica alternativa». L'assessore alle Finanze del Comune di Avellino, Vincenzo Cuzzola, parla all'indomani dell'ennesimo flop del Consiglio comunale sulla nomina delle commissioni e a tre giorni dalla nuova sessione in cui l'amministrazione dovrà incassare improrogabilmente l'approvazione del piano di rientro e degli equilibri di Bilancio.
 
Il primo punto condizionerà la vita dell'amministrazione e della città per i prossimi 10 anni. Sul secondo, è già arrivata diffida della Prefettura. L'assessore tecnico della giunta Festa garantisce sulla bontà della strategia per riportare il Comune fuori dalle secche. Anche perché la commissione Bilancio non si è formata per i litigi tra maggioranza e opposizione, e nessuno, almeno all'interno di quell'organismo, potrà visionare le pratiche che arriveranno in aula. Come ha già evidenziato anche il sindaco, l'amministrazione andrà avanti per la sua strada sulle questioni finanziarie. Ma Cuzzola chiarisce rispetto alle polemiche già partite: «La delibera sul piano di rientro è stata approvata più di un mese fa. Da allora, non è cambiato nulla. Qualsiasi consigliere comunale che avesse voluto esaminarlo, avrebbe potuto farlo».

Il piano, come è noto, è spalmato in 10 anni. In 7, si prevede di ripianare i 44 milioni di massa passiva. Per i prossimi due mandati, dunque, tasse al massimo, spending review interna e alienazione del patrimonio. Il piano va inviato alla Corte dei conti, dopo l'approvazione, entro il 23 agosto, o sarà dissesto. Ma i revisori dei conti, che pure hanno dato il proprio ok al documento, hanno evidenziato alcuni problemi: non risultano allegate alla proposta le attestazioni dei debiti fuori bilancio e non sono dimostrate le valutazioni dei beni che si vogliono dismettere. Ulteriori dubbi riguardano la determinazione del fondo rischi, le riduzioni previste sul costo del personale, ed il fatto che - si legge - «le maggiori entrate previste saranno possibili nella misura in cui saranno effettivamente realizzate misure innovative per la riscossione delle entrate».

Affermazioni che gettano ombra sulla possibilità che il pre-dissesto dia in pieno i suoi frutti. Cuzzola, anche qui, offre ampie rassicurazioni: «La scelta tra dissesto e piano di riequilibrio è stata ampiamente motivata dai commissari che ci hanno preceduto, e noi la condividiamo. Il piano, poi, è assolutamente sostenibile: la sua incidenza percentuale è appena del 50 per cento, e si può chiudere in 7 anni. Che poi, a partire dal 24 agosto, bisognerà attuarlo, è un'altra storia. Niente si fa restano fermi e anche noi dovremo metterci in moto. Ma i revisori ci raccomandano semplicemente di valutare le aree fabbricabili che si intendono dismettere, non c' niente di sopravvalutato e nessun debito è sottovalutato».

Cuzzola ritiene che la parte necessaria per il contenzioso «sia inferiore al di sotto di quello che abbiamo accantonato». «Inoltre evidenzia il piano prevede delle cautele. Ad esempio, nel primo anno, c'è un margine di errore di due milioni di euro, dunque è molto prudente». Per rispettare le previsioni, però, il Comune deve cambiare assolutamente passo sulla riscossione dei tributi. Questo è un dato oggettivo e pacifico. «Ci stiamo già lavorando assicura l'assessore alle Finanze, che allude alla riorganizzazione dell'ufficio e alla possibile esternalizzazione del settore e presto avremo i risultati. Ma anche qualora ci fosse un ritardo di qualche mese saremmo coperti nel piano».

L'ipotesi de default, insomma, per l'assessore è ormai tramontata del tutto: «In aula spiegherò che la scelta del dissesto non sarebbe stata utile. A partire dal 2015, questa strada ha creato solo problemi, non essendo la procedure adeguata alla nuova normativa. Avellino ha scelto la strada giusta. Un dissesto avrebbe innescato un sistema di dissesti continui e non ne saremmo più usciti».
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