Avellino, i bombaroli del centro per l'impiego
preparavano un nuovo attentato

Avellino, i bombaroli del centro per l'impiego preparavano un nuovo attentato
Venerdì 9 Luglio 2021, 09:28 - Ultimo agg. 10 Luglio, 18:45
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Si diceva «partigiano», in quanto intendeva far rispettare i diritti lesi dai decreti del presidente del Consiglio emessi in piena pandemia. Motiva così la sua decisione di piazzare una bomba nella primavera del 2020 al Centro per l'impiego. Ma aveva in animo un altro attentato con le stesse modalità. 

Ieri la procura distrettuale antimafia e antiterrorismo a scattare l'arresto nei confronti di Ubaldo Pelosi, 51 anni ragioniere con uno studio di consulenza del lavoro e commerciale. Pelosi ha agito con Carmine Bassetti, 48 anni disoccupato con lavori saltuari come restauratore. Entrambi con figli (Bassetti risulta separato), devono rispondere di attentato con finalità terroristiche e delitti contro la personalità dello Stato, ai due è contestata tra l'altro, l'aggravante terroristico-eversiva. I due dopo il primo attentato avevano progettato una seconda azione, ancora più devastante nell'agosto del 2020. Si trattava di colpire un luogo protetto da telecamere di sorveglianza e di lanciare l'ordigno da lontano.

Nel giro, c'erano altri parenti, amici e conoscenti dei due, al momento non indagati.

Tutto comincia con al sottoscrizione di una lettera il 30 aprile del 2020 presso la stazione dei carabinieri di Avellino di una denuncia querela nei confronti del presidente del Consiglio Giuseppe Conte per i reati di «attentato contro la costituzione dello Stato, abuso d'ufficio e violenza privata». Passano pochi giorni e il 20 maggio c'è una forte esplosione al Centro per l'impiego: una bomba carta di grosso potenziale manda in frantumi una vetrata spessa un centimetro.

Le telecamere riprendono una vettura nei pressi dell'ufficio. È quella di Bassetti. Una Mercedes classe A grigia, vecchio modello con un fanalino posteriore rotto: inconfondibile. È la vettura su cui salta a cinque minuti dalla mezzanotte del 20 maggio Pelosi dopo verosimilmente aver piazzato la bomba. Ci sono testimoni a raccontare la scena ripresa dalle telecamere. Nel breve volgere di qualche ora si risale all'identità di coloro che hanno realizzato e fatto esplodere l'ordigno. L'inchiesta svolta dal sostituto procuratore della Dda di Napoli si è svolta avvalendosi del lavoro del Nucleo investigativo dei carabinieri di Avellino, comandato dal capitano Pietro Laghezza. 

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Il Gip del tribunale di Napoli Fabio Provvisier applicando l'ordinanza di custodia cautelare (i due sono nel carcere di Bellizzi Irpino), sottolinea come lo scoppio dell'ordigno artigianale di «importante potenziale esplosivo», inquadra l'azione come svolta con finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico. «Un atto che ha la finalità precipua di disilludere le persone dalla idoneità dell'istituzione colpita a risolvere i loro problemi di ricerca di un posto di lavoro», scrive il Gip. I due avellinesi avevano nella loro vicenda personale una contiguità con ambienti di destra, in particolare con il movimento Gilet Gialli del generale Pappalardo, al quale avevano comunque tentato di avvicinarsi. Ma avevano anche partecipato, all'insaputa degli organizzatori, ad una manifestazione pubblica del 26 ottobre del 2020 davanti alla prefettura di Avellino che venne organizzata da alcuni commercianti della città.

Dopo l'esplosione della bomba carta i due vengono intercettati dalle forze dell'ordine e l'inchiesta passa all'antiterrorismo. Le conseguenze dei Dpcm del presidente Conte che non vanno già ai due. Di qui la denuncia querela contro Conte firmata da Pelosi (su un ciclostile che era stato redatto da un avvocato romano, Edoardo Polacco, che aveva fatto proseliti in Italia). 

Nei giorni successivi all'attentato dinamitardo Pelosi ha anche contatti con un altro attivista, Luca Orazi di Roma (non indagato) autore su Facebook di una serie di post critici nei confronti delle istituzioni in relazione ai provvedimenti adottati nel corso dell'emergenza sanitaria: «Diciamo stop alla quarantena in Italia». Nelle conversazioni tra i due, commenti sulla situazione italiana. A Orazi, Pelosi spiega che aveva ricevuto un'informazione di garanzia, siamo a pochi giorni dall'attentato, e si spingeva a ritenere che i sospetti fossero caduti su di lui in ragione dell'atto di querela che aveva presentato nei confronti di Conte. Chiedeva quindi a Orazi di informare l'avvocato Polacco e il generale Pappalardo di quanto era accaduto.

Ma i Dpcm e le iniziative anche del presidente della Regione De Luca diventano per Pelosi, ad ascoltare le telefonate con i suoi interlocutori, una vera ossessione. Punta a presentare denuncia querela anche contro De Luca quandone nell'ottobre del 2020 a seguito di un altro Dpcm aveva disposto la chiusura di bar e ristoranti. I rapporti con altri esponenti di associazioni para eversive avevano radicalizzato le idee del Pelosi. Oggi nel carcere di Poggioreale i due saranno ascoltati dal magistrato. Pelosi e Bassetti sono difesi dall'avvocato Nello Pizza. 

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