Avellino, Ciarcia socio
di un'azienda debitrice di Alto Calore

Avellino, Ciarcia socio di un'azienda debitrice di Alto Calore
di Alessandro Calabrese
Sabato 1 Giugno 2019, 12:30
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Tra i debitori dell'Alto Calore figura anche una società collegata all'attuale amministratore unico della partecipata di corso Europa, Michelangelo Ciarcia. Si tratta della Incanto srl, della quale la famiglia del manager possiede una quota del 22 per cento attraverso un'altra società, anch'essa a responsabilità limitata: l'Emmepienne. L'esposizione - secondo quanto rivelato da un servizio di Itv - sarebbe di 48mila e 348 euro, accumulati negli anni, quando l'Incanto gestiva l'omonima struttura ricettiva, un albergo e un ristorante, all'interno di un castello a Pietradefusi. Oggi il conto in sospeso, sebbene parzialmente saldato, è ancora piuttosto cospicuo e, naturalmente, stride con l'incarico, le responsabilità e la mission di Ciarcia in un ente con una debitoria che supera i 136 milioni di euro. Una situazione drammatica che proprio il nuovo vertice ha più volte dichiarato di voler contrastare fattivamente con una serie di misure volte al risanamento.
 
Tra queste c'è proprio la caccia agli evasori e il recupero dei crediti vantati dalla spa che si occupa del servizio idrico integrato in Irpinia e parte del Sannio. Secondo le informazioni trapelate, è da quando l'Emmepienne entra in società che l'insoluto con l'Alto Calore comincerebbe ad accumularsi rispetto alla morosità precedente, preesistente sì ma sempre regolarmente saldata. In pratica, da quel momento sarebbero state pagate solo le prime quattro rate, e poi niente più, raggiungendo così un importo da saldare di 31mila e 748 euro, a cui si sono aggiunti altri 16mila e 660 euro per alcune fatture inevase. Ecco, quindi, che il debito supera i 48mila euro, dei quali, la srl di Ciarcia, socia dell'Incanto, a rigor di quota dovrebbe rispondere per il 22 per cento. Ma ora la domanda è un'altra: come mai questo caso non è stato assegnato alla Crearci per l'azione di recupero crediti? A rispondere a questo e ad altri quesiti è il diretto interessato, che ricostruisce la vicenda e fa alcune precisazioni. «I debiti oggetto della controversia spiega Ciarcia risalgono al 2011 e giungono fino al 2017, quando all'Incanto srl, da marzo in liquidazione, subentra un'altra società che per la voltura del contratto di utenza si accolla anche 5000 euro del debito. Questo accade a giugno, quando avviene anche il passaggio del contatore. I tempi del mio ingresso nel cda dell'Incanto, della Emmepienne in qualità di socio e del mio impegno in Alto Calore hanno scansioni diverse, sovrapponibili, ma non coincidenti con le fasi chiave della vicenda. Né il mio buon nome e quello della mia famiglia possono essere accostati a questa vertenza che mi sembra più un attacco politico strumentale nei miei confronti». Fatto questo preambolo, Ciarcia, carte alla mano, mette in fila le date: «Nel cda dell'Incanto srl entro nel 2009 per fare da filtro tra i soci, spesso in disaccordo, visto il mio ruolo di commercialista e ne esco nel 2015. Intanto, nel 2013 mi chiedono di partecipare al capitale con la società di famiglia, l'Emmepienne, che diventa socia al 22 per cento. La prima notifica di morosità, invece, è del 13 febbraio 2015, prima che diventassi membro del Collegio sindacale di Acs. Il debito ammontava a 35.532 euro e su quell'importo è stato chiesto e accettato un piano di 24 rate. Ne vengono pagate solo alcune e il 12 febbraio del 2016 l'Alto Calore manda un preavviso di distacco se non viene saldata la somma di 26.405 euro. Anche in quella circostanza, dopo il pagamento di alcune rate il debito residuo non è stato onorato. Ma proprio per la transazione in itinere, credo che la posizione non sia stata passata alla Crearci come un terzo della debitoria complessiva, non certo per una mia scelta. Ho già convocato il liquidatore dell'Incanto srl, Antonio Cerrato e, nei prossimi giorni, cercherò di chiudere la partita. Il saldo di questo debito conclude Ciarcia - non è mai dipeso da me».
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