Avellino, consiglio comunale flop:
si resta senza commissioni

Avellino, consiglio comunale flop: si resta senza commissioni
di Flavio Coppola
Sabato 17 Agosto 2019, 12:00
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Bluff di Ferragosto e l'amministrazione resta senza commissioni consiliari. La maggioranza tenta senza successo il blitz dell'ultim'ora e ottiene solo uno strappo feroce con le opposizioni.

In apertura di seduta, a sorpresa, il presidente del Consiglio comunale, Ugo Maggio, propone all'aula uno schema profondamente diverso da quello che, nelle precedenti due riunioni dei capigruppo consiliari (l'ultima solo ieri mattina) era stato firmato da entrambi i blocchi (al netto di Dino Preziosi). E parte la consueta guerra senza esclusione di colpi. Contrariamente all'accordo dei capigruppo, lo schema di Maggio colloca nuovamente in minoranza il capogruppo pentastellato, Luigi Urciuoli. Questa circostanza, che viene motivata con un parere della Prefettura che resta dibattuto, sottrae tra le altre cose un posto alle opposizioni. Per contro, l'intesa a cui si rifanno soprattutto le minoranze non viene nemmeno discussa.
 
Le opposizioni gridano immediatamente all'accordo tradito e chiedono una nuova conferenza dei capigruppo, che però viene respinta dalla coalizione del sindaco Gianluca Festa. La maggioranza, sostenuta dal presidente del Consiglio e dai pareri del segretario generale facente funzioni, Gianluigi Marotta, prova a tirare dritto. L'assunto è che lo schema rivendicato dalle opposizioni, con tanto di firma anche dei suoi capigruppo, non è un'intesa politica ma solo un atto che certifica le indicazioni date. Tra l'altro, mancante della firma del leader di «La Svolta». Da Gerardo Melillo («Vera Avellino») a Elia De Simone («Davvero») tutti i capigruppo pro-Festa respingono la validità di quel verbale e l'appartenenza di Urciuoli alla maggioranza. Sostenendo le argomentazioni con cui Maggio ha presentato la sua proposta: ovvero che sia nata dalle indicazioni fornite in precedenza da diversi gruppi. Ma nemmeno lo schema letto all'aula dal numero uno dell'assise ha tutti i crismi dell'unanimità. Lo ricorda il segretario Marotta, e così al sindaco Festa dichiara l'impossibilità di procedere, norme alla mano, con l'indice fermamente puntato contro «quei gruppi di opposizione dal Pd ai Cinque Stelle che non hanno fornito per tempo, cioè 10 giorni dopo l'insediamento, le indicazioni sulla collocazione dei propri esponenti».

La bagarre è servita. Nell'opposizione, c'è chi si chiede, a ragione, perché il Consiglio comunale sia stato convocato se lo schema uscito dalla conferenza dei capigruppo non era ritenuto unanime e quindi votabile. Ettore Iacovacci accusa i capigruppo della maggioranza di aver rinnegato la propria firma. Nel mezzo, la furiosa discussione certifica l'esistenza di due contrapposti Movimenti Cinque Stelle: uno si riconosce in una «maggioranza programmatica», ed è rappresentato dal capogruppo, Luigi Urciuoli, che ha votato gli indirizzi di governo del sindaco; l'altro sta in minoranza, incarnato dal candidato a sindaco, Ferdinando Picariello, fermamente schierato con le opposizioni. Urciuoli, che polemizza duramente con il presidente Maggio, invitandolo a dimettersi dopo che questi gli aveva detto dover uscire dal gruppo Cinque Stelle, lascia l'aula più di una volta e rivendica di essere l'unico «legittimato ad esprimere la linea politica» pentastellata.

In un clima poco edificante, ritirando la propria proposta senza tra l'altro recitare la formula di rito, Maggio scioglie la seduta alle 19.16. Fortunatamente, in apertura, l'assise aveva eletto quantomeno i membri della commissione elettorale: Tomasetta, Russo e D'Aliasi. Ancora un buco nell'acqua, invece, sulle commissioni permanenti.

Risultato, fallimentare per tutti, il prossimo 21 agosto approderanno in Consiglio comunale gli assestamenti di Bilancio e il piano di riequilibrio del pre-dissesto senza che le due pratiche, vitali per l'amministrazione, possano essere vagliate, nemmeno per un'ora, dall'inesistente commissione Bilancio.
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