Delitto di Avellino, fidanzati killer:
Elena in cella con altre detenute

Delitto di Avellino, fidanzati killer: Elena in cella con altre detenute
di Gianni Colucci
Giovedì 6 Maggio 2021, 09:08 - Ultimo agg. 7 Maggio, 19:02
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Finisce tra pochi giorni il periodo di quarantena Covid per Elena Gioia la diciottenne che con il fidanzato è accusata di aver ucciso il padre, Aldo Gioia di 58 anni. Potrebbe dunque essere trasferita in una cella del carcere di Bellizzi con altre detenute. Anche per Giovanni Limata il 23enne fidanzato della ragazza, stessa trafila. Completato il periodo di quarantena obbligatorio stabilito una volta che è entrato in carcere, per lui l'abbandono dello stato di reclusione in isolamento e il trasferimento in una cella con altri detenuti. 

Le giornate dei due giovani sono state punteggiate da incontri con i legali ma anche con telefonate con le famiglie. Giovanni ha visto in videochiamata i genitori scambiando con loro qualche parola.

Poche le richieste: qualche vestito e qualche oggetto per l'igiene.

Anche Elena ha fatto qualche richiesta alla madre che l'ha raggiunta via telefono. Un libro qualche indumento, che saranno inviati in carcere.

Nei prossimi giorni, quando saranno definite le nuove sistemazioni e completata la quarantena, per i due ci sarà la possibilità di ricevere visite in carcere.

Potrebbe comunque, in alternativa, essere disposta anche una diversa sistemazione in altro istituto di pena per i due, anche in considerazione della loro età. Ma questo è un tema su cui gli avvocati non si sono ancora espressi.

Un mese intanto ci vorrà perché il pm Vincenzo Russo chiuda le indagini e chieda il rinvio a giudizio dei due ragazzi. Sono in corso ulteriori approfondimenti. Il vice questore Gianluca Aurilia sta lavorando su diversi fronti per non lasciare alcun elemento fuori dall'inchiesta.

Fin dai momenti immediatamente successivi alla tragedia il quadro delle responsabilità si era stagliato netto. La ragazza aveva chattato fino a qualche minuto prima dell'omicidio con il suo fidanzato, aveva aperto la porta all'assassino di suo padre, ne aveva in qualche maniera coperto la fuga.

Video

L'identità di Giovanni era stata invece svelata dalla mamma di Elena che ha indirizzato le indagini sul giovane. In realtà la polizia aveva già inviato una pattuglia a Cervinara dove il ragazzo con il coltello dell'omicidio e il telefonino si era diretto dopo il fatto di sangue. Il tutto apparentemente senza essersi accorto di quanto aveva lasciato alle sue spalle. Tutti i movimenti sono stati registrati da diverse telecamere. In più ci sono le testimonianze anche di altre persone al di fuori delle famiglie dei due ragazzi. In particolare la testimonianza di una minorenne di Cervinara, la ex di Giovanni, che è stata ad Avellino la sera dell'omicidio. Si era recata nel capoluogo - dopo una sua telefonata - per riaccompagnarlo (a bordo dell'auto della madre che era con lei) fino alla sua abitazione di Cervinara.

Nel frattempo Elena e la madre Liana Ferrajolo erano state sentite in questura. La donna aveva difeso a spada tratta la ragazza, aveva anche provato a riportarsela a casa dopo l'interrogatorio, ignara che la giovane (diciotto anni compiuti da due mesi), potesse aver ordito l'assassinio del padre. Insomma l'idea che Giovanni si fosse scagliato contro Aldo Gioia che si opponeva fermamente al fidanzamento, sembrava aver prevalso nell'immaginazione della donna. Ma quando i poliziotti hanno recuperato le chat dal cellulare di Giovanni, ma anche di un suo conoscente al quale era stata riversata parte della chat, anche lei ha dovuto capitolare. Eliana, in sostanza era pienamente responsabile secondo la procura dell'omicidio aggravato e la premeditazione.

Il carcere, l'incubo di un delitto che peserà per sempre sulla loro vita, sono il presente con cui Elena e Giovanni dovranno convivere. 

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