Forzato il cancello ex Isochimica,
gli autori del raid cercavano rame

Forzato il cancello ex Isochimica, gli autori del raid cercavano rame
di Rossella Fierro
Giovedì 24 Gennaio 2019, 14:00
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L'Isochimica ancora una volta luogo preferito da ladri o aspiranti tali. Nel primo pomeriggio di ieri ignoti hanno letteralmente tranciato la catena e il lucchetto con cui è chiuso il cancello della fabbrica killer e, forse ignari di forzare un sito sottoposto a sequestro giudiziario dal 2013, si sono introdotti all'interno probabilmente convinti di trovare rame o strumenti utilizzati nel corso degli anni per i vari interventi di messa in sicurezza. Sul posto personale della Digos e della Squadra Volanti della Questura. Proprio gli agenti, accompagnati da Michelangelo Sullo, responsabile del procedimento di bonifica dell'ex opificio, e dagli uomini della Polizia Municipale hanno perlustrato in lungo e in largo i 42mila metri quadri contaminati da amianto per controllare se qualcuno fosse ancora all'interno del sito.
 
Dal sopralluogo effettuato in due step, il secondo anche alla presenza della Polizia Scientifica, le uniche tracce dell'ennesima incursione sono state rivenute nei pressi dei due capannoni in cui si scoibentavano le carrozze ferroviarie e della muraglia di circa cinquecento cubi in cemento e amianto. I ladri hanno infatti forzato le coperture in polietilene con cui erano stati coperti e sigillati gli elementi e i luoghi ritenuti più pericolosi per l'ambiente. Ad accorgersi dell'accaduto è stato un ex operaio dell'Isochimica, Lorenzo Preziosi arrivato dinanzi ai cancelli della fabbrica per posizionare una tenda sotto la quale ripararsi da lunedì mattina quando in segno di protesta, e con l'autorizzazione della Questura, inizierà a presidiare la fabbrica in attesa di un intervento del Governo per i prepensionamenti di chi, come lui, pur risultando inabile al lavoro a causa dell'asbestosi, è tagliato fuori da ogni beneficio. E' stato lui a notare quel cancello inusualmente aperto e ad avvertire le forze dell'ordine. Non è la prima volta che l'ex Isochimica diventa teatro di ruberie e tragedie. A febbraio di tre anni fa fu ritrovato all'interno di uno dei due capannoni dell'ex opificio un carroattrezzi e una cassaforte, bottino di un colpo da 70mila euro consumato ventiquattro ore prima alla vicina banca Unicredit di Borgo Ferrovia. Anche in quel caso fu forzato l'ingresso principale della fabbrica. Tre anni prima, il 13 novembre del 2013, all'interno della casetta che negli anni '80 ospitava gli uffici amministrativi dell'Isochimica, fu ritrovato dall'allora Corpo Forestale dello Stato, un cadavere in avanzato stato di decomposizione. Solo dopo un lungo pomeriggio di indagini, grazie anche all'intervento del medico legale Lamberto Pianese, si riuscì ad identificare l'uomo. Un giovane operaio scomparso mesi prima da Sant'Angelo a Scala che aveva scelto proprio la fabbrica killer per porre fine alla sua esistenza. Anche in quel caso però la macabra scoperta fu casuale. In mattinata infatti i cancelli della fabbrica erano stati forzati da una banda dedita al furto di rame che aveva sventrato i capannoni e l'impianto elettrico provocando non pochi danni e preoccupazioni, considerando che all'epoca gli interventi di messa in sicurezza non erano ancora entrati nel vito. Ad accorgersi dei cancelli aperti e ad avvertire chi di dovere, erano stati i cronisti accorsi in massa per assistere alle operazioni di rilievo della dispersione di fibre di amianto affidate all'Arpac. Durante la conta dei danni provocati dai ladri di rame, gli agenti della Forestale si accorsero della presenza del cadavere impiccato del giovane.
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