Avellino, il boss ferito in un litigio:
ricercato Salvatore Di Matola

Avellino, il boss ferito in un litigio: ricercato Salvatore Di Matola
di Gianni Colucci
Domenica 13 Febbraio 2022, 11:26 - Ultimo agg. 19:02
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Si chiama Salvatore Di Matola, 35 anni, fratello di Gianluca Di Matola, l'uomo che nel settembre del 2020 uccise Orazio De Paola a San Martino.È il principale indiziato dell'agguato a Fiore Clemente, il boss del clan Pagnozzi di 63 anni ora in gravi condizioni all'ospedale di Benevento. Sarebbe lui l'uomo che centinaia di agenti di polizia e carabinieri stanno cercando in provincia di Avellino e Benevento ma anche fuori regione.

Al momento dell'agguato con Clemente c'era anche la moglie, che è riuscita a nascondersi dietro ad un furgoncino parcheggiato davanti al negozio della Pam.

Clemente stava uscendo dal negozio proprio mentre Salvatore Di Matola stava litigando con un giovane del posto.

Clemente lo conosceva e ha immediatamente preso le sue difese, Sono volate parole grosse e ciò avrebbe scatenato la reazione di Di Matola. 

Salvatore è l'altro dei fratelli Di Matola in qualche modo protagonisti dei fatti che hanno originato la scia di sangue che dal settembre del 2020 si allunga su San Martino Valle Caudina.

Gianluca, 24enne, è stato condannato a 18 anni dai giudici della corte di assise del tribunale di Avellino, L'altro fratello, Bartolomeo, è invece ritenuto l'elemento scatenante dei dissapori con Orazio De Paola che culminarono nell'omicidio del boss del clan Pagnozzi. Invece Salvatore Di Matola all'epoca dell'omicidio era detenuto, dunque non ebbe nessun ruolo nell'azione efferata contro De Paola, diversi colpi di pistola esplosi finanche quando l'uomo era già riverso a terra.

E in quell'occasione, dice la verità processuale, nemmeno Bartolomeo era presente al ferimento mortale.

Ora la famiglia Di Matola, se si dovessero confermare le ipotesi investigative, torna a incrociare gli uomini dei Pagnozzi, boss di primo piano del territorio e non solo, in uno scontro del quale non è chiaro il fine ultimo.

I Di Matola sono effettivamente gli emissari di un gruppo malavitoso che intende prendere possesso degli spazi lasciati liberi dai Pagnozzi? O l'episodio del 2020 insieme a quello dell'altro giorno sono invece derivanti da questioni slegate dalle logiche di predominio e connesse a rapporti personali deteriorati?

La prima ipotesi vedrebbe i Di Matola teste di ariete di una nuova organizzazione in grado di gestire il traffico di droga innanzitutto che mira a sbaragliare i luogotenenti dei Pagnozzi. 

Diversamente la violenza degli episodi avvenuti non si spiegherebbe. Sono al vaglio degli inquirenti anche i rapporti tra De Paola e Fiore Clemente, indaga su delega della procura il nucleo investigativo dei carabinieri di Avellino, guidato dal maggiore Pietro Laghezza (la Dda di Napoli subentrerà nell'attività di indagine, data la natura dell'episodio da inquadrare in una faida di camorra). 

In che maniera De Paola sia finito nel circuito perverso di rapporti con la famiglia Di Limata, è tutto da verificare. E' evidente tuttavia che la comune militanza nel clan Pagnozzi, anche se con ruoli e tempi diversi di De Paola e Clemente, abbia potuto scatenare un cortocircuito che è sfociato nel ferimento dell'altra mattina. Ma ci sono testimonianze che parlano di dissapori continui con i fratelli Di Matola che sono finiti anche in una denuncia presentata ai carabinieri dalla famiglia Clemente,

Le condizioni di Clemente, colpito da due proiettili al basso ventre e all'inguine, ieri si sono improvvisamente aggravate. Ha l'intestino perforato in più punti. Trasferito in Rianimazione, i medici del nosocomio sannita hanno deciso di intubarlo per alcune ore.

Anche il nipote Antonio Pacca, 22 anni, ferito nella sparatoria, è stato sottoposto ad un intervento chirurgico per l'estrazione di un proiettile che stava per ledere un nervo della gamba.

Tra i diversi misteri ancora da chiarire sull'agguato avvenuto nel centro di San Martino Valle caudina, anche quello riguardante il ferimento di una donna presente al momento della sparatoria. La donna che non si è fatta refertare in ospedale, tuttavia lamenta una forte contusione o abrasione ad una gamba che ritiene sia stata causata da uno dei proiettili esplosi, si tratta della terza persona coinvolta nell'agguato,

Sul luogo del raid sono stati esplosi almeno quattro proiettili con un'arma di piccolo calibro. L'uomo che ha agito a volto scoperto era accompagnato da un complice che era alla guida di una Peugeot di piccola cilindrata. Prima di darsi alla fuga si è fermato a guardare le vittime a terra, quasi per farsi riconoscere dai presenti. 

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