No alla commissione antimafia, manca il quorum sull'adesione all'associazione «Avviso pubblico» e la costituzione in giudizio del Comune in tutti i processi di camorra. Il Consiglio comunale scrive una delle sue pagine più incomprensibili e stecca, in un modo o nell'altro, tutti e tre gli ordini del giorno proposti all'aula dal capogruppo di «App», Francesco Iandolo, sul contrasto al malaffare. Due anni dopo il Consiglio straordinario sul tema, in cui si decise di istituire un gruppo di studio per una commissione di scopo che non è mai nemmeno partito, l'emergenza criminalità organizzata anche sull'onda lunga degli ultimi agguati a colpi di arma da fuoco in città - torna all'ordine del giorno. Ma l'aula fa registrare un clamoroso nulla di fatto. La proposta di istituzione di una Commissione antimafia viene bocciata dai festiani. Senza nemmeno una motivazione o un intervento. L'adesione ad «Avviso pubblico» e la costituzione automatica in giudizio incassano il placet dell'assessore alla Sicurezza, Giacobbe, e del sindaco, Festa.
Ma al momento del voto la maggioranza si dissolve e complici pure alcune assenze nell'opposizione il numero legale minimo (17 presenti) decade.
E pure i tanti «atteggiamenti ambigui e censurabili». Per la commissione antimafia, aveva poi ammonito: «Solo chi è miope pensa che l'amministrazione pubblica non possa trattare questi temi. Stanno arrivando i fondi del Pnrr e anche ad Avellino dobbiamo prevenire e non a nascondere la polvere sotto il tappeto». Per finire, proponendo la mozione per la costituzione di parte civile, «ogniqualvolta i reati riguardino tutta la città», aveva punto il sindaco: «Facciamo in modo che non serva un movimento popolare per costituirci, come l'ultima volta sul caso del clan Partenio». Ma alla fine non se ne è fatto nulla. Eppure, sul provvedimento per la costituzione, Festa aveva annunciato l'ok dei suoi: «Non abbiamo mai fatto passi indietro sul «Clan Partenio» e ho querelato per diffamazione chi ha insinuato questo dubbio. - aveva replicato il sindaco - Abbiamo sempre condotto battaglie in prima linea, a differenza di altri, che hanno preso voti da alcuni mondi e settori che noi abbiamo tenuto lontani». Non questa volta. Sull'adesione ad Avviso pubblico, Giacobbe si era addirittura impegnato esplicitamente. Caustico il capogruppo di «SiPuò», Amalio Santoro: «Quando la politica si riduce all'agitazione di una frase e di una battuta, alla lunga si perde inevitabilmente. Qui si continua a discettare dello spacchettamento dei lavori e sulle somme urgenze. E tutto questo alimenta un clima che non aiuta».