Avellino, infermiere No-vax si pente
l'Asl cancella la sospensione

Avellino, infermiere No-vax si pente l'Asl cancella la sospensione
Mercoledì 29 Settembre 2021, 08:31 - Ultimo agg. 09:03
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No-vax, ma fino a un certo punto. Sono bastati appena 4 giorni di sospensione dal lavoro senza stipendio per far crollare le certezze di un operatore sanitario dell'Asl di Avellino. Fatti due conti, più di 3 mesi senza vedere un euro avrebbero creato qualche difficoltà all'infermiere che quindi s'è ricreduto ed è andato a porgere il braccio al centro vaccinale.
E subito l'ha comunicato all'ente di via degli Imbimbo i cui uffici, ieri nel tardo pomeriggio, hanno disposto di «riammettere in servizio con decorrenza immediata» il dipendente che era stato sospeso giovedì scorso insieme a un altro collega (che ancora resiste sul fronte dei no vax). Come detto, sono bastati 4 giorni. Infatti, lunedì mattina (gli hub sono operativi dalle 8 alle 14) l'infermiere ha fatto la prima dose di vaccino anticovid annullando, come previsto dalla normativa, l'efficacia del provvedimento disciplinare (sospensione dall'attività senza retribuzione) altrimenti valido fino alla fine dell'anno con la possibilità, più concreta, di una proroga in caso di estensione, da parte del governo nazionale, dello stato di emergenza. Come prassi, ormai consolidata, l'Asl di Avellino non ha fatto alcuna comunicazione ufficiale. Un modo di operare che ha caratterizzato l'intera procedura di accertamento per individuare gli operatori sanitari non vaccinati in servizio nelle strutture pubbliche di Avellino e provincia.

Oltre all'infermiere pentito e al suo omologo dell'Asl, la settimana scorsa è stata sospesa anche un'altra infermiera del pronto soccorso dell'Azienda ospedaliera Moscati. A margine della prima verifica coordinata da una commissiona ad hoc istituita dall'Asl di Avellino erano finite sotto la lente ben 50 tra medici e paramedici in servizio negli ospedali della provincia: 18 nei presidi di competenza dell'Asl e 32 al Moscati.

A loro, è stata concessa, probabilmente, più di una proroga (superati in molti casi i 5 giorni di tempo, previsti dalla normativa) per ottemperare all'obbligo dopo aver ricevuto la notifica dell'accertamento, nel tentativo di portarli al centro vaccinale e scongiurarne la sospensione dall'attività che in alcune strutture potrebbe provocare una paralisi considerate le lacune di organico.

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Prima dell'infermiere dell'Asl, già una decina hanno rivisto la propria posizione all'inizio del mese, mentre altri 4 (in servizio al Moscati) lo avevano fatto la settimana scorsa. Al netto di ciò, restano comunque in bilico una trentina di professionisti. E nelle prossime ore da Napoli (in questo caso la commissione che indaga è regionale) arriverà la «lista nera» irpina dei liberi professionisti, dei medici di base e degli operatori sanitari delle cliniche private che hanno scelto di non immunizzarsi, contravvenendo all'obbligo introdotto dal decreto legge 44 del 2021 (convertito nella legge 76 del 2021) come requisito essenziale per l'esercizio della professione.


Tra un paio di settimane anche altre categorie di lavoratori saranno obbligate a esibire il green pass per accedere in ufficio. Infatti, dal 15 ottobre tornano a lavorare in presenza tutti i dipendenti degli uffici pubblici e molti del privato. Fino a questo momento, non si è registrato nessuno effetto green pass sull'andamento della campagna vaccinale anticovid. Dopo l'approvazione, da parte del governo, del decreto che estende l'obbligo di certificazione (dal 15 ottobre) a tutti i lavoratori (pubblici e privati), in Irpinia non è stato registrato nessun aumento delle somministrazioni quotidiane di prime dosi. Eppure alcune fasce in età lavorativa, in particolare quella dai 30 ai 39 anni, sono tra le meno immunizzate in provincia di Avellino non avendo raggiunto la soglia della tranquillità fissata, dagli esperti, attorno all'80 per cento.

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