La signora del Mattino: ogni giorno compra copie anche per i bar

Immacolata Romano: "Leggere è vivere"

Immacolata Romano in edicola
Immacolata Romano in edicola
di Stefania Marotti
Domenica 30 Aprile 2023, 10:21
4 Minuti di Lettura

Una vita d'altruismo e di attenzione alle cronache, leggendo, all'alba Il Mattino.
Immacolata Romano, è una bella e distinta settantenne, ricca di verve, di amore per il prossimo, di cui si prende cura anche con il suo negozio, Ortopedia De Martino, ubicato a via Luigi Amabile.
Ogni giorno, all'alba, raggiunge, dalla sua abitazione di via Tuoro Cappuccini, Piazza Libertà, per acquistare le copie de Il Mattino, distribuirle ai bar Gallimbo e Vecchia Napoli di via Luigi Amabile e San Marco di Piazza Garibaldi.

Alle 6.30, tira su la saracinesca del suo esercizio preposto alla vendita di articoli sanitari, trascorrendo le ore precedenti all'apertura al pubblico leggendo il quotidiano.
Romano, quando ha aperto la sua attività?
«Avevo vent'anni quando da Capriglia Irpina mi sono trasferita ad Avellino, aprendo il negozio, che è rimasto indenne anche con il terremoto del 1980. In cinquant'anni di attività, la gente è cambiata. Negli anni '70, ad esempio, le persone aspettavano davanti alla porta del negozio, con umiltà e rispetto, tenendo i soldi in petto. Era un periodo difficile, ma c'era più educazione e solidarietà».
Oggi, invece?
«La clientela è cambiata, entrano persone che non dicono neanche "buongiorno". Hanno sempre fretta, chiedono il prodotto di cui hanno bisogno e scappano. Non c'è rapporto umano».
La sua sensibilità è ferita da questo tipo di comportamento?
«Ho molta passione per il mio lavoro, che ho trasmesso anche a mia nipote Elisabetta, accanto a me da vent'anni. A noi si rivolgono le persone sofferenti, che hanno subito traumi, incidenti, menomazioni. Bisogna relazionarsi con il cuore al dolore degli altri».
Come ha vissuto il lungo periodo della pandemia?
«Continuando a lavorare. La città era deserta. Aprivo il negozio pensando a chi era meno fortunato ed aveva bisogno dei nostri prodotti per migliorare le loro giornate. Pensavo agli anziani che avevano bisogno della sedia a rotelle, del girello, dei bastoni».
Questa per lei è dunque una missione.
«Chi vive il disagio, la malattia, e la sofferenza ha bisogno di qualcuno che li accolga con il sorriso, che li aiuto a lottare per non spegnersi».
È per questo che continua a lavorare?
«Non solo per questa ragione. Cerco di difendermi dalla malinconia, dalla depressione. Con i miei settant'anni, mi alzo, metto i piedi a terra, esco di casa con il buio, specie d'inverno, quando a rischiarare la strada ci sono solo i lampioni».
Dopo di ciò, continua la sua giornata con un gesto rituale, l'acquisto de Il Mattino.
«Sì, alle 6 antimeridiane, consegno una copia al Gallimbo e sorseggio il primo caffè. Un altro caffè lo prendo a La Vecchia Napoli, infine, sosto dalla signora Maria, la titolare del San Marco, dove però, non consumo nulla. Alle 6.30, tiro la saracinesca del negozio ed inizio la lettura del giornale fino all'orario di apertura alla clientela».
Perché è così affezionata a Il Mattino?
«Non guardo la televisione, mi porta ansia sentire il telegiornale, con il racconto delle tragedie, dei casi angoscianti. Preferisco leggere e documentarmi con i servizi de Il Mattino.
Mi piace concentrarmi dalla prima all'ultima pagina dell'edizione nazionale e provinciale, informandomi persino sullo sport, le partite di calcio, il basket. Posso dire che Il Mattino me lo godo».
Quali notizie le sono rimaste più impresse nel tempo?
«La tragedia del terremoto in Irpinia, una calamità devastante, che ha cancellato interi paesi, travolto migliaia di vite nelle macerie. Mi colpì molto anche il rapimento e l'assassinio di Aldo Moro e dei componenti della sua scorta».
La domenica, il suo negozio è chiuso. Come trascorre quindi questa giornata?
«Acquisto il giornale, vado a messa da don Enzo, nelle chiesa di Trinità dei Poveri.
Poi, pranzo a casa di mia sorella, non avendo una famiglia mia».
E il giornale?
«Certo, lo compro come tutti i giorni. La sera di ogni domenica è dedicata alla lettura de Il Mattino».
Via Amabile è anche un po' casa sua?
«Sì, è davvero una grande famiglia alla quale sono tanto affezionata. Una mattina che non mi hanno visto arrivare per le 6, Luigi del Gallimbo e Ciro della Vecchia Napoli mi hanno telefonato preoccupatissimi. Mi ero solo un po' attardata. La loro ansia, mi ha fatto capire il loro affetto e, da allora, il caffè ha ancora più gusto».
 

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