Per la morte di Michela Ambrosone è stato conferito l'incarico al medico legale Elena Piciocchi e all'anamopatologo Antonio Perna. I due consulenti nominati dalla procura avellinese, provvederanno ad eseguire l'esame autoptico sul corpo della donna, al fine di stabilire le cause della morte ed eventuali responsabilità dei sanitari del reparto di Ginecologia del «Moscati» di Avellino dove la 41enne originaria di Sturno, ma residente a Mirabella Eclano, era stata sottoposta all'intervento chirurgico per l'asportazione di un fibroma.
Nella giornata di ieri sono stati avviati gli accertamenti irripetibili dopo il conferimento incarico da parte del pubblico ministero Vincenzo Toscano ai due medici legali. Alle 14 di ieri è stata riesumata la salma della 41enne dal cimitero di Sturno dove era stata tumulata, il 20 luglio scorso, dopo il rito funebre. Subito è stato disposto il trasferimento della salma presso l'obitorio dell'ospedale Moscati per l'autopsia. L'esame autoptico dovrà chiarire se vi siano eventuali responsabilità ed imperizie da imputare ai nove indagati, tra medici ed infermieri del reparto di ginecologia.
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La 41enne è morta il 18 luglio scorso nel reparto di rianimazione dell'ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino dopo aver subito due interventi chirurgici. Dopo il primo intervento la donna ha iniziato ad avvertire malori intensi, dovuti ad alcune complicanze post-operatorie. I medici del nosocomio avellinese si sono resi conti che Michela era in shock settico e dunque l'hanno sottoposta ad un secondo intervento chirurgico d'urgenza per arginare la situazione, ma Michela è entrata in coma irreversibile.
Al termine del secondo intervento, la giovane donna è stata trasferita nel reparto di rianimazione, ma purtroppo la 41enne ha avuto un arresto cardiocircolatorio. Per Michela non c'è stato più nulla da fare. La salma è stata consegnata ai familiari per il rito funebre, celebrato nella chiesa madre di Mirabella Eclano il 20 luglio scorso. Ma con il passare dei giorni, qualcosa non ha convinto i familiari di Michela che hanno presentato denuncia nei confronti dei medici del reparto di ginecologia dell'azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati di contrada Amoretta, dove la 41enne era stata ricoverata. Quindi la scelta della riesumazione.