Avellino, nervi tesi in Cardiochirurgia:
i degenti infettati restano nel reparto

Avellino, nervi tesi in Cardiochirurgia: i degenti infettati restano nel reparto
di Antonello Plati
Lunedì 1 Marzo 2021, 08:56 - Ultimo agg. 12:40
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Restano ancora nel reparto di Cardiochirurgia del Moscati i 4 degenti che, ricoverati per altre patologie, sono risultati positivi al nuovo Coronavirus.

Nonostante le richieste arrivate dall'Unità operativa dell'Azienda ospedaliera, la direzione sanitaria non ne ha disposto il ricovero in area covid (Covid Hospital, Malattie infettive o plesso Landolfi di Solofra). I 4, asintomatici, sono isolati e non rappresentano un rischio per gli altri degenti, ma risulta comunque inspiegabile il mancato trasferimento verso strutture che possano garantire trattamenti specialistici e maggiore sicurezza per il personale e per gli altri ospiti. Il mini focolaio nell'Unità operativa di Cardiochirurgia s'è sviluppato tra giovedì e venerdì scorsi. Uno screening su medici, infermieri e degenti è ancora in corso (alcuni tamponi sono stati ripetuti nella giornata di ieri) e nella prossime ore il dato potrebbe essere aggiornato.

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L'allarme è scattato quando una donna originaria di Nola, in degenza da 15 giorni e sottoposta a un intervento chirurgico, ha effettuato, come da prassi, il tampone molecolare prima di essere dimessa per essere trasferita in una struttura di riabilitazione. Purtroppo l'esito del test è stato positivo.

Dunque, il primario Brenno Fiorani ha avviato uno screening straordinario. Venerdì i primi risultati hanno accertato la positività al nuovo Coronavirus di altri 3 pazienti. Tutti e 4 i contagiati avevano effettuato, come da protocollo, il tampone sia prima di entrare nell'Unità operativa sia durante il ricovero (esito sempre negativo). Resta ancora da chiarire l'origine del contagio: con l'ospedale inaccessibile agli esterni per le visite, non è da escludere che sia stato un operatore sanitario a trasmettere l'infezione. Infatti, seppure immunizzati, medici e infermieri sono, sì, protetti dalla malattia ma possono comunque essere portatori dell'infezione.

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Problemi anche al Pronto soccorso. Quella di ieri è stata una giornata difficile con il sovraffollamento che ha superato il livello di guardia (in carico fino a 35 utenti contemporaneamente). La segretaria territoriale del Nursind, Romina Iannuzzi, è preoccupata: «Ci chiediamo cosa altro ancora deve accadere per far si che la direzione strategica intervenga concretamente per potenziare l'organico del Pronto soccorso che in queste ore sta vivendo le stesse drammaticità dall'inizio di questa pandemia». Medici e infermieri hanno retto la prima ondata, la seconda, ma ora si rischia il collasso: «Gravi e ingiustificabili le inadempienze da parte dei manager, alle quali siamo costretti ad assistere e per le quali abbiamo pagato un caro prezzo. Facciamo un disperato appello alla politica e alle istituzioni tutte affinché diano una spallata al direttore generale Renato Pizzuti». Al momento, come detto, c'è un grave sovraffollamento dovuto ad un incremento degli accessi degli ultimi giorni che costringe gli operatori a lavorare al limite della sicurezza: «La dotazione organica ordinaria non è sufficiente in caso di emergenza a garantire gli stessi standard assistenziali e a contenere la diffusione del virus, una evidenza purtroppo mai compresa da chi è deputato ad organizzare la gestione dell'emergenza». Di notte ci sono solo 5 infermieri «costretti a farsi in 2 e talvolta in 4 per poter assistere tutti i pazienti, costretti inoltre a fare i conti anche con gli spazi minimi dei locali del pronto soccorso, spazi che non garantiscono l'adeguato distanziamento utile a limitare il contagio». Se non dovessero essere presi provvedimenti «siamo pronti a mobilitarci e a chiedere l'intervento del Prefetto di Avellino a tutela dei lavoratori e dei cittadini», conclude Iannuzzi.

Mobilitazione che è già in corso a Solofra, dove il Landolfi è stato, di nuovo, convertito in ospedale covid (9 i contagiati presenti). La protesta dei lavoratori, che temono lo smantellamento del plesso, è sostenuta dalla Fp Cgil. Sotto accusa ancora Pizzuti per la mancata ripartenza delle attività sospese a ottobre dell'anno scorso proprio a causa dell'emergenza sanitaria. Sabato mattina per ribadire le proprie ragioni, il sindacato ha tenuto un flash mob all'esterno del nosocomio della cittadina conciaria e adesso è in attesa di una convocazione da parte del prefetto. 

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