Sfiducia al sindaco di Avellino,
l'opposizione si divide: solo 9 firme

Sfiducia al sindaco di Avellino, l'opposizione si divide: solo 9 firme
di Flavio Coppola
Mercoledì 26 Settembre 2018, 12:00
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Il fronte dell'intransigenza rompe gli indugi e deposita la sua mozione di sfiducia.

Procedura irrituale, se è vero che mancano formalmente 4 firme per calendarizzare il voto in aula, il documento è stato comunque inviato al Prefetto, Maria Tirone, al segretario generale, Riccardo Feola, ed al Presidente del Consiglio comunale, Ugo Maggio. Quest'ultimo, a cui è stato chiesto di inoltrare l'atto agli altri gruppi, però chiarisce: «La mozione è irricevibile, perché incompleta». Il senso dell'operazione formalizzata ieri da Nello Pizza, Modestino Verrengia, Lino Pericolo, Alberto Bilotta e Nicola Giorano, per i «Popolari», Luca Cipriano, Marietta Giordano e Leonardo Festa, per «Mai Più», e da Dino Preziosi («La Svolta inizia da te»), per mandare a casa il sindaco Ciampi e la sua amministrazione, ovviamente, è tutto politico: costringere il Pd a firmare per tornare al voto in primavera. Ma al momento le opposizioni sono divise in due blocchi.
 
Il documento è durissimo. In premessa, i 9 firmatari ricordano che il risultato elettorale, con l'anatra zoppa, configura uno «scostamento politico tra il sindaco e la maggioranza consiliare». Ciampi sarebbe colpevole di aver «deliberatamente e ostinatamente rifiutato ogni tipo di alleanza, accordo, contratto di governo o patto di garanzia». Oggi guida un «governo di acclarata minoranza». Per il fronte della sfiducia, il risultato è «uno stallo totale»: niente commissioni consiliari, non «risulta operativa la macchina comunale». In un «clima di confusione ed incertezza, le stesse linee programmatiche sono state ritirate e ripresentate, subendo una netta ed inequivocabile bocciatura politica»: 9 consensi e 23 dissensi. E non manca un riferimento alla decisiva partita del Bilancio 2017. «L'empasse scrivono i consiglieri ha indotto il Prefetto a commissariare l'ente nella redazione del consuntivo».

Nel metodo, però, la bocciatura è ancor più drastica. I Cinque Stelle e il sindaco sono accusati di ritenere che «il Consiglio comunale debba ridurre le proprie funzioni e prerogative alla semplice ratifica di decisioni ed iniziative assunte dalla giunta». «Il sindaco si legge ancora - si è reso protagonista di una serie di affermazioni non vere che ne hanno minato nel profondo credibilità e autorevolezza». In generale, i Cinque Stelle hanno dimostrato «impreparazione istituzionale ed amministrativa, con atti errati o incompleti che hanno palesato evidente incompetenza». In questo scenario, «la città rischia di perdere ingenti finanziamenti, di non completare strategiche e rilevanti opere pubbliche, di determinare un dannoso blocco istituzionale in tutti gli enti sovracomunali».

I 9 consiglieri ritengono necessario tornare al voto «per stabilire una maggioranza definita e coesa», e chiedono la convocazione del Consiglio comunale non prima di 10 giorni e non oltre 30 da oggi per votare la mozione. Ovviamente, non sarà possibile fino a quando le firme in calce al documento non saranno almeno 13. Non a caso, come anticipato, Ugo Maggio, frena: «Al momento, la mozione non è stata recepita dalla presidenza del Consiglio, né protocollata o messa agli atti, perché l'atto non è completo». Per chiuderla, mancano almeno 4 sì. A partire da quello di Nadia Arace, che al momento non c'è. La capogruppo di «SiPuò» vorrebbe prima presentare integrazioni al documento. Domani parlerà in conferenza stampa. Oggi, l'argomento sarà certamente lambito, anche se non è all'ordine del giorno, nella conferenza dei capigruppo fissata per tentare la difficile intesa sulle commissioni.
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