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Sidigas, in tribunale derby D'Agostino-De Cesare

L'ex proprietario vorrebbe saldare il debito con l'erario

di Alessandra Montalbetti
Articolo riservato agli abbonati
Giovedì 2 Febbraio 2023, 09:05 - Ultimo agg. : 09:15
3 Minuti di Lettura

Su Sidigas ancora un'udienza camerale: gli avvocati chiedono il dissequestro delle quote societarie e il riaffidamento a Gianandrea De Cesare. Richiesta supportata dalla volontà dell'azienda di voler saldare i debiti con il fisco.
Nel corso dell'udienza svoltasi dinanzi al gip del tribunale di Avellino, Marcello Rotondi intanto è stata presentata anche una proposta di fitto delle reti della Sidigas per alcuni mesi, in vista di un definitivo acquisito per 58 milioni di euro.

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Ad avanzarla Angelo Antonio D'Agostino, patron dell'Avellino Calcio. Richiesta avanzata mentre gli agenti delle fiamme gialle di Avellino gli notificavano la chiusura delle indagini per indebita compensazione di crediti fiscali.
D'Agostino ha già restituito 1,7 milioni di euro, ma resta tutt'ora in piedi l'ipotesi di reato.

Ritornando a De Cesare la settimana prossima sarà quella decisiva per le sorti delle sue società, in quanto dovrà presentare un piano per attestare la possibilità di saldare i debiti. Solo dopo arriverà la decisione del gip del tribunale di Avellino e si saprà se dopo la revoca di Francesco Baldassarre (con parere favorevole anche del pubblico ministero di Napoli, Danilo De Simone e disposta da Rotondi) De Cesare potrà ritornare alla guida delle sue società. Decisione di non poco conto quella che spetterà al gip del tribunale di Avellino, visto che il primo custode giudiziario nominato dagli uffici di Piazzale De Marsico è stato rimosso in quanto sottoposto a delle indagini. Revoca determinata da alcune denunce presentate dai legali di Gianandrea De Cesare (difeso dagli avvocati Luigi Tuccillo e Claudio Mauriello) e Bruno Del Vecchio (difeso dall'avvocato Massimiliano Moscariello) per il compenso percepito dall'amministratore della società Dario Scalella, circa 1 milione di euro annuo e la svendita dei beni della società. Dunque al centro dell'indagine aperta inizialmente a Roma e coordinata dal pubblico ministero Spinelli e successivamente trasmessa a Napoli - è finito l'utilizzo improprio dei fondi Sidigas, nonché l'auto-assegnazione di stipendi e benefit ritenuti onerosi e ben oltre i prezzi di mercato, così come le consulenze esterne di cui si sono avvalsi.

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Dunque dai legali di De Cesare è stata contestata la cattiva gestione dell'azienda da parte del custode giudiziario e dell'amministratore che avrebbero dovuto custodire e non svendere i beni della società. Le indagini hanno inoltre evidenziato una serie di illeciti, a loro avviso compiuti da Baldassarre e Scalella da quando sono stati nominati alla guida della società dopo il sequestro - disposto dalla procura avellinese nel luglio del 2019 - di 97 milioni di euro sui beni e il patrimonio della società partenopea di distribuzione di gas naturale.
Gravi le ipotesi di reato al momento contestate prima dalla procura di Roma che aveva aperto un fascicolo, trasmesso successivamente alla procura partenopea: per il custode giudiziario Baldassarre l'accusa è di concussione reiterata, peculato e abuso d'ufficio in concorso, mentre per l'amministratore della società Dario Scalella le accuse provvisorie sono di peculato e abuso d'ufficio in concorso. Intanto sempre nel corso dell'udienza svoltasi in camera di consiglio il nuovo custode Palmerini avrebbe anche preannunciato di voler procedere al recupero di alcune somme versate dalla Sidigas come compenso a dei professionisti che durante l'amministrazione giudiziaria hanno prestato la loro opera professionale percependo cifre elevate.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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