Avellino: soffocò la moglie col cuscino, 87enne torna libero

Due anni fa l'anziano aveva ucciso la moglie durante una lite

Il luogo della tragedia
Il luogo della tragedia
Sabato 20 Maggio 2023, 09:23 - Ultimo agg. 12:15
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Uccise la moglie con un cuscino: i giudici della seconda sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli hanno revocato la misura dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Gerardo Limongiello. Dunque l'87enne, difeso dall'avvocato Mario Di Salvia, torna in libertà dopo aver rimediato, lo scorso anno, una condanna a 21 anni di reclusione, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e la condanna al risarcimento alla parte civile. Ora potrà affrontare il processo di secondo grado in piena libertà. Per Gerardo Limongiello era stato disposto il giudizio immediato, che il 5 maggio del 2021 dopo aver soffocato la moglie, 83enne, si costituì ai carabinieri del comando provinciale di Avellino. Aveva ucciso la moglie dopo l'ennesima discussione in casa. Al militare di guardia l'anziano, in preda allo sconforto per il gesto compiuto, subito disse «ho ucciso mia moglie». I carabinieri del comando provinciale di Avellino si recarono nella abitazione dei due anziani coniugi, ubicata in via Iannaccone: trovarono la porta di casa aperta e la donna, Antonietta Ficuciello, distesa sul letto senza vita. L'uomo nell'immediatezza raccontò che due giorni prima dell'uxoricidio, avvenuto in via Iannaccone, ci fu un litigio tra i due anziani coniugi e la moglie lo aggredì dandogli dei morsi alla mano sinistra. I due non avevano figli, vivevano da sempre soli e l'anziano era da tempo malato e stanco della vita.

Potrebbe essere stata la paura di lasciare la moglie sola, e senza alcun tipo di sostegno, a spingere il marito a compiere l'insano gesto. «Chiedo perdono a mia moglie Antonietta tanto amata, perdonami, perdonami, ci vediamo in paradiso, Gerardo, Grazie». Questo il contenuto di un biglietto scritto dall'87enne dopo aver ucciso la moglie e prima di uscire di casa per consegnarsi ai militari dell'Arma del comando provinciale di Avellino. Il gip del tribunale di Avellino, Francesca Spella, rigettò la richiesta di convalida di fermo e applicò i domiciliari in ospedale per l'anziano. Per Limongiello fu disposta la misura degli arresti domiciliari presso il reparto psichiatrico dell'ospedale di Solofra o altra struttura disponibile all'accoglienza con eguali caratteristiche.

Dagli elementi raccolti dagli inquirenti emerse che Limongiello nel mese di febbraio tentò il suicidio e che le sue condizioni psichiche erano già molto precarie. L'uomo era esasperato dalle condizioni di salute della moglie, ma anche dal clima di solitudine in cui versava la coppia, senza alcun tipo di aiuti in casa. L'età avanzata aveva portato l'uomo a chiedere più volte alla moglie di trasferirsi in un centro per anziani. Ma la donna lo aggredì con dei morsi, oltre a provocargli dei graffi sulla mano sinistra. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile nel processo, rappresentati dall'avvocato Alfonso Laudonia.

 

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