Avellino, pochi soldi e tanta paura:
shopping fermo, 4 su 10 non riaprono

Avellino, pochi soldi e tanta paura: shopping fermo, 4 su 10 non riaprono
di Riccardo Cannavale
Sabato 30 Maggio 2020, 08:27 - Ultimo agg. 15:05
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Un calo del fatturato che in molti casi supera anche il 90% rispetto ad un anno fa. È un report a tinte fosche quello che emerge da un'analisi dello stato di salute del commercio avellinese, a poco più di dieci giorni da quella che, di fatto, ha sancito la fine del lockdown.

In giro, movida serale a parte, si vede ancora poca gente. Lo struscio per il Corso non decolla. La paura del contagio e dell'ignoto fa contare fino a dieci prima di uscire di casa, in particolare coloro che vengono definiti i responsabili degli acquisti. E chi esce non sembra attratto dallo shopping. Tanto meno dallo spendere. Il risultato è quello di un intero settore, il commercio, che arranca. Secondo i dati di Confesercenti, sul territorio provinciale hanno riaperto 6 attività su 10. Molti i ripensamenti in corsa. Qualche ambito, come quello dei servizi alla persona, ha ripreso a respirare. Parrucchieri ed estetiste sembrano essere i pochi a sorridere in queste settimane. Qualcun altro vive di estemporaneità, altri segnano il passo. È il caso, ad esempio, della ristorazione intesa in senso classico. Gli avellinesi non sembrano essere ancora propensi a sedersi ad un tavolo di un ristorante. Al timore del virus si aggiunge il fastidio di alcune misure imposte, dalla schedatura all'ingresso alla impossibilità di socializzare. Un mix che sta comportando un crollo del fatturato, forse ipotizzabile alla vigilia ma non nella misura di oltre il 90%. La disponibilità degli enti locali ad accelerare le procedure per concedere a ristoranti, pub e pizzerie spazi esterni più ampi e senza pagare la Tosap, come previsto dal Decreto Rilancio, potrebbe con le belle serate aiutare. Nei fine settimana va un po' meglio nelle pizzerie. Grazie all'asporto, però e alle consegne a domicilio. I bar hanno ripreso lentamente a lavorare, quasi esclusivamente nelle ore mattutine, quando andando a lavoro ci si ferma per un caffè e un cornetto. Ma già dal dopo pranzo la musica cambia.

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Poco movimento anche nelle attività dei beni accessori. Abbigliamento e calzature non sembrano essere tra le priorità dei consumatori. Chi continua a vedere crescere gli incassi sono invece i supermercati. Se durante la fase uno sono stati l'unico presidio sul territorio oggi, nonostante la concorrenza, continuano a vivere in condizioni quasi di monopolio e a gestire la più larga fetta della spesa avellinese. «L'abitudine, le dimensioni, la facilità con cui ci si può muovere all'interno fa sì che rispetto alla tradizionale salumeria il consumatore continui a preferire l'iper - sottolinea Antonello Tarantino di Associazione imprenditori irpini - In alcuni casi, abbiamo riscontrato qualche aumento dei prezzi non sempre giustificato. Speriamo che con la graduale apertura anche dei mercati locali, che fungono da calmiere, questa situazione possa rientrare». Intanto l'associazione che fa capo a Confesercenti è pronta a presentare un nuovo strumento per incentivare gli acquisti. Una app, AtoZ Shop, che sarà un marketplace dedicato alle attività locali su cui piazzare vetrine e prodotti da vendere online, una sorta di Amazon in salsa locale per provare ad aprire nuove forme di vendita e nuovi mercati. Anche perché, quell'abitudine esplosa durante il lockdown di rivolgersi alle piattaforme e-commerce per i propri acquisti, sembra essersi consolidata.

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«Fino a quando ci sarà la paura di entrare in un negozio, resterà la spinta psicologica a risolvere il problema degli acquisti on line è poi il pensiero di Oreste La Stella, presidente della Confocommercio - È vero che molti commercianti si stanno attrezzando per le vendite on line, ma su questo punto va chiarito un aspetto: per garantire concorrenza è fondamentale che le regole siano uguali per tutti».

La Stella contesta la disparità di trattamento fiscale tra le grandi piattaforme multinazionali dell'e-commerce e gli operatori locali che, aggiunge, «hanno già dovuto pagare lo scotto di due mesi di chiusura totale».

La preoccupazione principale del numero uno della Camera di Commercio di Avellino è però legata alla capacità di spesa degli avellinesi. «Ci troviamo in una fase di crisi complessiva - sottolinea ancora Oreste La Stella - Il problema è vedere se la gente ha danaro da spendere, almeno per le necessità impellenti. Questo è ciò che andrà monitorato nelle prossime settimane. Perché se sotto il profilo sanitario, in assenza di incremento del contagio, piano piano ci avviciniamo alla normalità, occorrerà poi vedere se ci sono ancora soldi da spendere».

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