Avellino, il teatro Eliseo sta morendo:
i vandali sono più veloci della Fondazione

Avellino, il teatro Eliseo sta morendo: i vandali sono più veloci della Fondazione
di Rossella Fierro
Lunedì 5 Luglio 2021, 08:29 - Ultimo agg. 20:11
4 Minuti di Lettura

È il Vietnam delle politiche culturali degli ultimi venti anni. Nonostante gli sforzi amministrativi, pochi per la verità, per restituirlo alla collettività l'ex Eliseo resta chiuso al pubblico, vuoto di contenuti, aperto solo alle incursioni periodiche dei nuovi barbari, spesso giovanissimi che sfogano imbecillità mista a frustrazione vandalizzando porte, finestre, muri di quella che doveva essere la casa della cultura cinematografica intitolata ai maestri del neorealismo Camillo Marino e Giacomo D'Onofrio.

A distanza di quasi venti anni dal finanziamento regionale ottenuto dall'allora sindaco Antonio Di Nunno per il restauro conservativo della struttura, ben 3 milioni e 615mila euro, ai cinefili avellinesi non resta che sperare che la Fondazione dei Luoghi della Cultura approvata dalla giunta Festa possa rappresentare davvero la svolta per l'edificio di via Roma.

I dubbi però sono molteplici e riguardano tempi, sostenibilità e modalità del progetto di cui al momento, in quel di Palazzo di Città, nessuno sembra essere aconoscenza dei contenuti dello statuto che dovrebbe regolamentare la gestione non solo dell'ex Eliseo ma anche del «Carlo Gesualdo», altra grande struttura culturale ferma ai box dal febbraio 2020, e in previsione di Casina del Principe, Villa Amendola e un domani, forse troppo lontano, del Castello recuperato.

Un progetto ambizioso che vedrà il Comune partecipare alla fondazione con una quota di partenza di 50mila euro e la messa a disposizione delle strutture in comodato d'uso. Una Fondazione a cui saranno chiamati a concorrere enti pubblici e privati, associazioni e imprenditori, ampliando l'idea di partenza approvata dal consiglio comunale dell'era Foti di realizzare una fondazione di partecipazione per la sola gestione dell'Eliseo. Un'idea maturata fuori dalle stanze del potere dagli attivisti del comitato Luce sull'Eliseo con il contributo di giuristi e notai, e portata in aula dall'attuale vicesindaco Laura Nargi all'epoca presidente della commissione cultura. 

La nuova Fondazione che allarga il suo raggio d'azione e governance, annunciata da Festa nella campagna elettorale del 2019, ad oggi è ancora in attesa dell'ok definitivo del consiglio comunale.

Utopistico pensare che tutto l'iter necessario poi ad attivarla, quindi l'individuazione di un direttore generale tramite avviso pubblico, la scelta dei partecipanti, la costituzione del cda e l'elezione di un presidente, possa risolversi nel giro di poche settimane dal verdetto dell'aula.

Più realistico pensare che l'ex casa della Gioventù Italiana del Littorio progettata negli anni 30 da Enrico Del Debbio resterà ancora chiusa vittima di promesse tradite da almeno due decenni.

Rientrato tra le proprietà comunali il 25 luglio del 2017 grazie all'atto di compravendita sottoscritto tra Comune e Regione siglato dal sindaco Paolo Foti e dall'assessore alla cultura Bruno Gambardella, l'ex Eliseo resta, come specificato all'articolo 12 di quell'atto notarile, strettamente vincolato alla destinazione d'uso prevista nel Programma Integrato Città di Avellino approvato dalla giunta regionale nel 2006. «In caso di violazione del vincolo di destinazione del bene con utilizzo del medesimo per fini diversi da quelli dichiarati dalla parte acquirente, il contratto di compravendita si risolverà di diritto con conseguente obbligo del comune di Avellino di riconsegnare l'immobile libero da persone e cose con immediato reintegro della Regione Campania del possesso del bene», così recita il contratto.

Saranno disposti gli eventuali soci della Fondazione, veri finanziatori di un progetto troppo ambizioso per le casse di un Comune in predissesto, ad attenersi a quanto stipulato nel 2017? Chi vivrà vedrà. 

Per ora l'edificio è costato alla comunità ben 3 milioni e 615mila euro per il restauro conservativo, 1.198.000 euro per l'acquisto da parte del Comune, più un'incalcolabile cifra a cui ad ogni atto vandalico l'ente deve far fronte per porre rimedio.

Del progetto iniziale è stato realizzato solo il trasferimento dell'archivio dei testi donati alla città dal maestro del neorealismo e ideatore del Festival «Laceno d'Oro» Camillo Marino e l'intitolazione della biblioteca al sindaco poeta di Andretta Pasquale Stiso con un'inaugurazione simbolica voluta dall'assessore alla cultura Michela Mancusi nel novembre 2018. Ad oggi anche quei libri giacciono in condizioni più che precarie, sistemati in scatoloni preda di muffa, umidità, atti vandalici.

© RIPRODUZIONE RISERVATA