Banda dei portavalori in Irpinia,
dopo la sparatoria è caccia ai due fuggitivi

Banda dei portavalori in Irpinia, dopo la sparatoria è caccia ai due fuggitivi
di Katiuscia Guarino
Lunedì 24 Ottobre 2022, 09:30 - Ultimo agg. 13:15
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I componenti dell'organizzazione criminale pugliese pronta ad assaltare un portavalori sul raccordo Avellino-Salerno, e fermata dalla Polizia con un blitz che ha portato al decesso di uno dei malviventi, bazzicavano a Cesinali già dal mese di agosto.

Nel periodo estivo sono stati visti dalla gente del posto furgoni e camion percorrere la discesa che porta al capannone dove stati rinvenuti i sette mezzi pesanti della gang. Quel capannone, comunque, non dovrebbe essere il covo. L'ipotesi è che ci sia un altro nascondiglio a disposizione del commando. Un luogo chiuso in un'area compresa tra Cesinali e il Serinese. I banditi conoscevano bene i luoghi. Si sono mossi dimostrando contezza delle strade. Durante l'inseguimento dello scorso 13 ottobre hanno percorso piccole arterie e imboccato traverse che bisogna conoscere, altrimenti sono difficili anche da individuare. Questo porta a pensare, inoltre, il supporto di qualche irpino. 

A far pensare a un covo a disposizione del commando anche il fatto che Saverio Ariostini, il boss latitante catturato la mattina successiva alla sparatoria sempre a Cesinali, quando è stato arrestato indossava tuta da ginnastica e scarpe pulite. Eppure la notte del conflitto a fuoco, pioveva a dirotto e lui è fuggito a piedi tra le campagne a ridosso del fiume. Con molta probabilità è riuscito a cambiarsi da qualche parte. Aveva con sé già altri abiti o erano pronti in un nascondiglio? Con Ariostini è scappato via un altro rapinatore. Ma non si esclude che ci fosse un terzo con loro, oltre al 31enne morto, Giovanni Rinaldi. Che fine hanno fatto, dunque, gli altri due fuggitivi? È probabile che si siano divisi, e che poi per Ariostini sia andata male.

Qualcuno ha dato loro rifugio? O i complici che si sono staccati dalla colonna di cinque veicoli tra cui le due Jeep Compass intercettate davanti al cimitero di Cesinali li hanno attesi da qualche parte per cercare di recuperarli? Tutti interrogativi ai quali gli investigatori stanno tentando di dare risposte. Le indagini vanno avanti a ritmo serrato. Il commando era composto almeno da venti malviventi. E forse altri erano pronti ad entrare in azione. Il convoglio di cinque veicoli - tutti rubati - era seguito dal casello Cerignola Ovest da agenti della Squadra Mobile di Foggia. Di qui, la segnalazione alla Questura di Avellino del probabile approdo in Irpinia del gruppo criminale.

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Una federazione di clan della mafia foggiana, di quella di Cerignola e del Nord Barese. Sulla Variante tre macchine hanno fatto perdere le proprie tracce. Si presume che su due di esse vi fossero armi pesanti (tra cui mitra e fucili) e ordigni. Le due Jeep Compass la bianca e la nera hanno imboccato la strada per Cesinali. Davanti al cimitero, i poliziotti hanno bloccato le Jeep. Ma mentre quella nera è stata subito fermata, dalla bianca sono partiti colpi di pistola all'indirizzo degli agenti uno di loro è stato sfiorato da un proiettile che hanno risposto al fuoco e hanno ingaggiato l'inseguimento. Durante la fuga, dunque, i malviventi hanno percorso strade interne che con molta probabilità conoscevano. Sull'asfalto hanno lanciato 90 chiodi a tre punte della lunghezza di 10 centimetri ciascuno. Il fatto che la colonna di auto si sia divisa sulla Variante spinge a ipotizzare che il commando si stava posizionando in zone strategiche per bloccare quasi certamente il portavalori con 8 milioni a bordo diretto alle filiali di Salerno e Napoli della Banca d'Italia. Un colpo grosso che sarebbe stato messo in atto di lì a poco. I banditi fermati, così come il 31enne deceduto, già indossavano il passamontagna, mentre un altro aveva un cappellino da pesca che permetteva di travisare il volto. Qualcuno di loro o altri complici avrebbero quindi avuto il compito di prendere i mezzi pesanti nel capannone. 

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