Si è lavorato tutta la notte, con un occhio alla montagna e al Valloncello Oscuro, per liberare le abitazioni, i locali al pian terreno ed i garage invasi da acqua e fango. Non è facile, appena due anni dopo, ritrovarsi a fare i conti con una nuova ondata di distruzione. C'è tanta rabbia tra i cittadini, che da un lato si ritengono fortunati per aver schivato una tragedia di più ampie proporzioni, ma dall'altro adesso hanno ancora più paura. Perché stavolta davvero si è trattato di un disastro annunciato.
La storia, anche recente, di Monteforte è piena di eventi alluvionali come quello dell'altro pomeriggio: dal 1995 in avanti se ne contano almeno cinque.
Completamente devastata è la farmacia centrale del paese. L'acqua e il fango l'hanno attraversata per intero, distruggendo mobili, scaffali, attrezzature. Inutilizzabili centinaia di confezioni di farmaci. Ieri mattina, i Vigili del Fuoco sono dovuti intervenire con le idrovore per liberare i depositi sotterranei completamente invasi dall'acqua. «Abbiamo perso circa il 90% dei medicinali, senza contare le attrezzature - racconta la titolare della farmacia, Chiara Santulli - Un danno incredibile, per centinaia di migliaia di euro». Chiara Santulli era all'interno della farmacia, insieme alla mamma e ad una collaboratrice. Nel momento in cui è arrivata la bomba d'acqua, all'interno del locale non c'erano clienti. «Con mia mamma eravamo nel magazzino, abbiamo sentito un boato, come un terremoto. Mia mamma è caduta, ci siamo trovate immerse nel fango. Ho temuto il peggio. Non è possibile che accada questo». Ora, si cerca un locale alternativo dove poter riaprire al più presto la farmacia. Per rimettere in sesto i locali ci vorranno mesi. Tra le ipotesi, i locali della Casa della Cultura, proprio di fronte alla sede inagibile, o un locale messo a disposizione da un privato lungo via Loffredo.
Per l'intera mattinata di è tirato fuori acqua e detriti anche dal ristorante Malafemmina. Anche qui, danni alle suppellettili e alle attrezzature da cucina. La rabbia maggiore la si riscontra tra i residenti di via San Giovanni, altra zona distrutta dalla forza dell'acqua. Qui, poco più di un mese fa, gli abitanti avevano presentato una denuncia ai carabinieri preoccupati dall'andamento dei lavori di sistemazione della strada. «Hanno tombato il canalone che raccoglieva le acque e sistemato una grata che secondo loro avrebbe dovuto raccoglierle e convogliarle. Una follia. Tutto ampiamente preventivato» urla Lello De Falco, di fronte ad uno scenario di distruzione.
r. c.