Bomba al centro per l'impiego di Avellino:
il sospettato è un hater di 60 anni

Bomba al centro per l'impiego di Avellino: il sospettato è un hater di 60 anni
di Gianni Colucci
Domenica 24 Maggio 2020, 12:30
3 Minuti di Lettura

Che ci sia un indagato, atto dovuto per procedere al sequestro di un computer, non cambia la sostanza della vicenda dell'attentato al Centro per l'impiego. L'inchiesta non si può ritenere chiusa. Si tratta di un sessantenne che potrebbe essere ritenuto responsabile dell'attentato, se concorderanno i riscontri con le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona. Una vettura, una Mercedes Classe A sarebbe stato il mezzo con il quale due persone avrebbero raggiunto mercoledì la zona di Contrada Baccanico per sistemare la carica esplosiva e poi fuggire via.

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La ricostruzione delle forze dell'ordine, appare tuttavia manchevole di diversi passaggi. Ad esempio quello relativo ad altre due persone che in moto erano negli stessi minuti nella zona prospiciente al centro per l'impiego. La circostanza raccolta dal Mattino, riferita da alcuni residenti, in particolare un operaio che tornando a casa dal turno di lavoro in fabbrica aveva visto due persone in moto allontanarsi in direzione dell'ex Ipercoop.

I due, a differenza di quelli della vettura, avrebbero atteso che l'ordigno esplodesse prima di darsi alla fuga. In ogni caso, la prima denuncia raggiunge questo sessantenne che avrebbe avuto un passato con lievi precedenti e un presente da hater su facebook. Sue le esternazioni a ruota libera, da leone della tastiera, contro il governo, le tasse imposte in genere e probabilmente anche contro il centro dell'impiego. Un po' poco per dire che abbia assemblato anche un ordigno esplosivo. Appare remota l'eventualità che sia il mandante di un'azione dinamitarda, ipotesi sulla quale comunque la procura sta lavorando.

Si tratta di un ordigno di medio potenziale, di fabbricazione artigianale ma comunque in grado di mandare in frantumi una vetrata alta tre metri e larga due di cristallo blindato. Secondo gli artificieri solo più di 200 grammi di polvere da sparo confezionata con un involucro di plastica nella modalità «bomba carta» ha un potere deflagrante di quel tipo.
 

 

Era stata la Digos che aveva avviata una prima attività preliminare di verifica sui siti internet che ospitano gruppi politici. In particolare chat di associazioni di ispirazione anarco insurrezionalista, oltre che gruppi legati alle associazioni di disoccupati.

L'Irpinia appare meno coinvolta rispetto al resto della regione da attività politiche estremistiche. I gruppi di disoccupati organizzati operano in ambiente metropolitano, soltanto di riflesso il pensiero di gruppi dissidenti viene condiviso localmente. Appare però plausibile l'ipotesi che un'organizzazione di base possa aver utilizzato il territorio irpino come scenario dove sperimentare un'azione di disturbo. Una città di provincia è meno attrezzata sul piano dell'attività di ordine pubblico rispetto a Napoli dove sono impegnati in strada per la vigilanza finanche uomini dell'Ersercito.

Di qui anche l'allarme che lo stesso presidente della Regione De Luca ha più volte richiamato su Avellino.

L'analisi che ha determinato questa svolta dell'attività investigativa nasce anche dall'esame di decine di telefonate con destinazione il centro per l'impiego.
Sono proprio le registrazioni delle voci degli utenti l'elemento utile per ricostruire un clima di tensione (ritardo nei pagamenti di indennità o definizione di pratiche di cassa integrazione o reddito di cittadinanza) che potrebbe avere ingenerato un'iniziativa così violenta. Tramonta invece l'ipotesi che si possa essere trattato di una bravata in senso stretto o un messaggio trasversale riferito a situazioni personali di un dipendente del centro.

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