Attentato ad Avellino, Mele apre:
«Voglio incontrare Nelson»

Attentato ad Avellino, Mele apre: «Voglio incontrare Nelson»
di Gianluca Galasso
Mercoledì 28 Agosto 2019, 12:00
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«Venerdì sarò al carcere di Bellizzi Irpino e chiederò di incontrare Nelson Lamberti». Tende la mano Carlo Mele, direttore della Caritas diocesana e garante provinciale per i diritti dei detenuti, al 49enne che ha piazzato e fatto esplodere l'ordigno rudimentale davanti al portone del palazzo vescovile di Avellino la scorsa settimana.

Mele già un'ora dopo l'attentato, nel quale ha riportato leggere contusioni, aveva perdonato Lamberti. Dopodomani potrebbe stringergli la mano e ribadirgli la vicinanza personale e dei volontari, insieme a quella del vescovo Arturo Aiello. «Spero accetti l'incontro sottolinea il direttore della Caritas Se ci sarà l'occasione ribadirò che siamo pronti ad ascoltarlo, a capire. Non entrerò nel merito della vicenda. Ci guarderemo in faccia, negli occhi, da buoni fratelli. È importante chiarire che noi possiamo fare qualcosa, ma non siamo nelle condizione di esaudire tutte le richieste».
 
Carlo Mele, dunque, è in scia con le parole del vescovo Arturo, che ha lanciato un messaggio al 49enne originario di Salerno ma da anni residente a Forino: «Il portone per te sarà sempre aperto». «Da buon cristiano ognuno vede nell'altro un fratello - ripete Mele - Siamo tutti dispiaciuti per quello che è successo. Sono cose che nessuno vorrebbe, ma capitano. Come ha detto il vescovo, se una persona che è in difficoltà si aggrappa a una mano che comunque gli dà un conforto, quella mano può essere anche utilizzata per altri scopi se uno è arrabbiato».

Per il direttore della Caritas è condivisibile la richiesta dei legali di Nelson Lamberti, gli avvocati Nicola D'Archi e Nello Pizza, che hanno avanzato proposta per il trasferimento in una comunità terapeutica. Il 49enne continua a fare i conti con i problemi legati all'alcol, oltre a un passato segnato dalla tossicodipendenza e dalla galera. È arrivato a scontare 17 anni di reclusione, cumulando le varie volte che è entrato e uscito dalla cella, per una serie di reati: rapina, furto, estorsione. Per ultimo, la violenza sessuale per aver palpeggiato una brasiliana a Salerno. In questo periodo avrebbe maturato odio contro le istituzioni, la Chiesa e la Caritas. La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, portandolo a compiere l'attentato, una lite verbale prima con un volontario e successivamente con un sacerdote. Lo ha riferito lo stesso Lamberti rilasciando dichiarazioni spontanee al momento dell'arresto, quando si trovava nel comando della Polizia municipale di Avellino subito dopo la cattura in via Serafino Pionati.

Un'azione congiunta di caschi bianchi, Digos, Sezione Volanti, Squadra Mobile, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica (titolare del fascicolo è il pubblico ministero, Paola Galdo), con le relazioni tecniche di vigili del fuoco e artificieri, ha permesso di chiudere il cerchio e di avere un quadro completo della situazione. Il giudice per le indagini preliminari, Marcello Rotondi, ha confermato l'arresto di Lamberti che nel corso dell'udienza di convalida ha preferito rimanere in silenzio. Viene confermata la pericolosità dell'atto compiuto e dello stesso 49enne.

Quell'ordigno rudimentale, come si evince dall'attività portata avanti dalle forze dell'ordine e dagli esperti, avrebbe potuto causare conseguenze ben più gravi di quelle registrate. Oltre al 64enne Antonio D'Agostino (ancora in ospedale), che ha cercato di spegnere le fiamme prima dell'esplosione, sono rimasti feriti lo stesso Mele e il luogotenente della polizia municipale, Domenico Pironti. Restano in piedi tutte le ipotesi di reato formulate nei confronti di Lamberti: detenzione e fabbricazione di materiale esplodente, danneggiamento aggravato nei luoghi di culto, incendio doloso e lesioni come conseguenza di altro reato.
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