Bomba carta in Irpinia,
​pista unica: intimidazione

Bomba carta in Irpinia, pista unica: intimidazione
Domenica 24 Giugno 2018, 10:47
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Gli inquirenti non sembrano avere dubbi: la bomba carta fatta esplodere giovedì scorso a Bosagro di Quindici sull'auto in sosta dell'imprenditore Patrizio Donnarumma doveva indurlo ad «ammorbidire» la sua testimonianza alla vigilia del procedimento penale che vede fra gli imputati l'ex sindaco di Pago, Giuseppe Corcione, e alcuni membri della sua amministrazione coinvolti in vari filoni dell'inchiesta condotta dal pm Francesco Soviero.

Il 38enne di Bosagro, cognato di Fiore Graziano (figlio del boss Arturo), non ha però ceduto all'atto intimidatorio: il giorno dopo, venerdì scorso, si è recato regolarmente al Tribunale collegiale di Avellino per far sentire in aula la sua versione dei fatti, confermando in larga parte le accuse di estorsione mosse nei confronti di V.L., uno degli imputati del procedimento, ritenuto dagli inquirenti un esponente di spicco del clan Cava. A tre giorni dall'esplosione della bomba carta, che ha danneggiato tutta la parte anteriore della Fiat Panda di Donnarumma parcheggiata dinanzi la sua abitazione in via Funno a Bosagro di Quindici, gli inquirenti non escludono che il giovane imprenditore, titolare di un'azienda edile e di movimento terra a Fontenovella di Lauro, abbia subito pressioni e ricevuto avvertimenti già prima della vigilia della sua deposizione in aula: la bomba carta fatta esplodere sulla sua auto giovedì scorso potrebbe essere dunque il frutto dell'ultimo estremo tentativo compiuto per indurlo a ritrattare la sua testimonianza. Cosa che di fatto non è avvenuta.

Il 38enne di Bosagro, già noto alle forze dell'ordine (è stato arrestato nel maggio del 2008 assieme ai suoi due fratelli maggiori nell'ambito di una indagine che ha portato poi a quella conclusiva denominata «Rewind» che ha sferrato un duro colpo al clan Graziano con 22 ordinanze di custodia cautelare), ha confermato in aula larga parte delle accuse sostenendo di aver rifornito V.L. di 2mila euro di materiali edili per i lavori a un casetta in costruzione in località san Pietro a Pago (poi demolita nel 2013 perché risultata abusiva a seguito di indagini condotte dal Commissariato di Polizia di Lauro) e di non essere stato pagato per mesi. Inoltre, Donnarumma ha rivelato che l'imputato ha preso a schiaffi il suocero perché non gli aveva mandato una pala meccanica e che in un'altra occasione gli ha sbarrato la strada con l'auto in compagnia di alcuni familiari tentando di aggredirlo per la mancata consegna del materiale. Il testimone - vittima dell'estorsione ha dichiarato però di non sapere dei precedenti penali di V.L. né che fosse vicino alla camorra: per tale motivo, quindi, non si sarebbe opposto subito ai mancati pagamenti.

vi. ca.
 
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