Buccirosso «Risate in giallo»: una commedia con intrighi

L'attore: mi propongo di raccontare l'insoddisfazione umana

Carlo Buccirosso
Carlo Buccirosso
di Stefania Marotti
Sabato 28 Gennaio 2023, 09:07
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Comicità nella trama di un giallo, grazie al talento di Carlo Buccirosso, autore, interprete e regista dello spettacolo L'erba del vicino è sempre più verde, di scena stasera, alle 20.45 (replica domani, alle 18) al Teatro Partenio. Sul palcoscenico, accanto al celebre attore napoletano, Maria Bolignano, Elvira Zingone, Peppe Miale, Fiorella Zullo, Donatella De Felice e Fabrizio Miano. Una serata ricca di suspence, secondo i dettami del thriller d'autore, ma caratterizzata anche dall'ironia intelligente di un artista molto amato dal pubblico televisivo e cinematografico. «Ho avuto voglia di scrivere un giallo - commenta Buccirosso - da appassionato dei film di Alfred Hitchcock. Per la prima volta in teatro, iniziamo lo spettacolo con un cadavere avvolto in un tappeto. Per creare l'atmosfera, andiamo a ritroso nel tempo, dipanando, così, la storia partendo dal delitto».
Come reagisce il pubblico?
«Spesso, mi è stato chiesto se ho un autore di riferimento. In realtà, attingo alla mia fantasia, al desiderio di raccontare l'idea che ho in mente. In questo caso, non immaginavo di scrivere un giallo che avesse anche gli elementi della commedia».
Cosa devono aspettarsi gli spettatori?
«Certamente, chi assisterà allo spettacolo sarà travolto da due situazioni particolari, che destano stupore. Sono dei colpi di scena, degli episodi inattesi, che lasceranno senza fiato. Quando ho scritto questo spettacolo, non ho avuto come obiettivo la risata, ma ho puntato a suscitare l'emozione. Le storie, secondo me, devono innanzitutto donare qualcosa di profondo, che resta nel cuore».
Da dove nasce il titolo?
«Lo spettacolo nasce anche dall'idea di raccontare l'insoddisfazione umana, molto diffusa nella società contemporanea. Dalla frustrazione, dal sentirsi inadeguati può scaturire la follia, come spesso ci raccontano le cronache».
Una doppia lettura, quindi, della trama.
«In verità, nello spettacolo si ride tantissimo, ma si riflette sul modo di vivere non appagante, che genera incertezze ed inquietudini. Questi elementi possono portare alle tragedie familiari, causate da gesti estremi, legati, purtroppo, all'incapacità di razionalizzare le situazioni».
Ci sono altri motivi di malessere, secondo lei?
«Sicuramente, la povertà, che ridimensiona lo stile di vita, l'infedeltà, l'ostentazione dei social, un male del nostro secolo, perché parliamo di vetrine in cui c'è solo, appunto, apparenza, senza una comunicazione dei valori».
Com'è il suo personaggio?
«Interpreto un funzionario di banca. Inizialmente, avevo pensato ad un cassiere, che ha un ruolo di responsabilità e vede fluire copiose somme di danaro, senza poterle intaccare. Già un personaggio così, può lasciar pensare alla frustrazione interiore. Dopo, però, ho sostituito l'idea originaria con la figura del funzionario, un impiegato, quindi, che guadagna di più, ma che ha le sue insoddisfazioni. Non sarà, infatti, mai direttore di banca, non è appagato, quindi, dal lavoro, dalla famiglia e cerca altro, come accade spesso nella società odierna. Improvvisamente, dopo 30 anni di matrimonio, il mio personaggio si accorge di essere infelice nel menage coniugale».
La sua commedia è un thriller psicologico?
«Resta comunque una commedia, dove si ride, ci si diverte, si ironizza anche sulle proprie insicurezze. La narrazione di stile noir, tuttavia, è evidente e conduce al finale a sorpresa, che resta aperto a molte ipotesi. Così, il pubblico si ingegna ad individuare il colpevole, diventando parte attiva dello spettacolo».
 

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