Le mani della camorra sull'Irpinia,
nel mirino anche i colletti bianchi

Le mani della camorra sull'Irpinia, nel mirino anche i colletti bianchi
di Gianni Colucci
Mercoledì 30 Ottobre 2019, 11:30
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È il livello dei colletti bianchi quello a cui giunge l'inchiesta della procura distrettuale antimafia. Lo si evince dalle nuove intercettazioni depositate dal pm Simona Rossi (oltre 200 pagine).

Al di la dell'organizzazione scientifica sia del controllo del territorio da parte del nuovo clan Partenio, e oltre all'interesse per gli affari che si facevano intorno alle aste giudiziarie, la procura si concentra su un altro livello. Arrivando a ricomprendere anche recenti episodi avvenuti in città.

Si tratta di verificare in che modo avvocati e broker, anche impiegati di banca, possano aver favorito le operazioni illecite. Al momento un solo legale risulta coinvolto. Già dalle prime 800 pagine dell'ordinanza della Dda si evincevano passaggi relativi a contatti con coloro che sapevano come ripulire assegni con operazioni sui conti corrente. Ora si apre una fase ulteriore che irrobustisce l'ipotesi investigativa relativa al 416 bis, l'associazione per delinquere di stampo mafioso.

Diversa è invece l'analisi relativa al reato 416 ter, che riguarda chi direttamente o a mezzo di intermediari, la promessa di procurare voti da parte di soggetti appartenenti alle associazioni. Sono coinvolti innanzitutto Sabino Morano e Damiano Genovese che avrebbero raccolto voti da ambienti della criminalità organizzata. In realtà ciò che appare di maggior rilievo è la relativa vicinanza temporale delle intercettazioni che risalgono al periodo fine 2018, inizi 2019. Dunque una fase significativa dell'attività dei clan operanti in provincia. E sarà importante capire quanto materiale, intercettazioni ambientali con luso di virus trojan inseriti nei cellulari, potrà essere utilizzato dal riesame e se aggraverà le posizioni aperte. Sono proprio gli elementi delle intercettazioni a diventare dunque centrali in questa fase. La giornata di ieri è servita ai legali per limare la loro strategia in vista della giornata di oggi.

La pm Rossi ha depositato i nuovi atti, con le intercettazioni di presunti esponenti del clan relative al 2018 e al 2019, con annessa relazione del nucleo investigativo dei carabinieri guidato da Quintino Russo.

Sono proprio i preziosi elementi raccolti dal Roni che potrebbero far aprire nuovi ed inediti scenari. Un elemento di contesto può essere utile a capire di più da questa inchiesta: giovedì scorso la commissione parlamentare antimafia presieduta da Nicola Morra, nell'audizione del capo della Dda, il procuratore napoletano Giovanni Melillo, decise di secretare proprio la parte relativa all'inchiesta su Avellino. A testimonianza della fase cruciale che l'inchiesta sta vivendo. Oggi davanti alla decima sezione del tribunale partenopeo gli avvocati chiederanno revoca o attenuanti ai provvedimenti per 11 delle 23 persone coinvolte. Ci saranno gli avvocati Raffaele Bizzarro, Gaetano Aufiero, Carmine Danna, Alberico Villani, Gerardo Santamaria, Antonella Zotti, Raffaele Tecce, Nello Pizza, Quirino Iorio, Raffaele Doria, mentre per gli altri dodici indagati la data non è stata ancora fissata. Complessivamente sono 23 gli indagati sottoposti alle misure cautelari (18 in carcere e 5 agli arresti domiciliari) emesse dal gip del tribunale di Napoli, che ha accolto le richieste dei pubblici ministeri della Dda.

Un'inchiesta riguarda il clan nato dalle ceneri del vecchio clan Partenio e guidata dai nuovi boss Pasquale e Nicola Galdieri. E Galdieri avrebbe fatto fuori dalla nuova consorteria criminale Damiano Genovese (figlio di Amedeo, storico capoclan condannato all'ergastolo per due omicidi avvenuti in Irpinia) con l'appoggio degli esponenti del clan Cava.
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