Canoni Stadio, l'Avellino non paga
da un'eternità il Comune batte cassa

Canoni Stadio, l'Avellino non paga da un'eternità il Comune batte cassa
di Flavio Coppola
Sabato 5 Marzo 2022, 08:55
4 Minuti di Lettura

«Pagare entro 10 giorni i canoni pregressi o restituire il bene». Recita così la nota inviata dal Comune all'Us Avellino, riportata ieri dalla dirigente al Patrimonio, Filomena Smiraglia in commissione Trasparenza.
Un vero e proprio ultimatum, dunque, che riguarda, nell'atto in questione, i debiti accumulati dalla società oggi di Angelo Antonio D'Agostino «dal 2018 ad oggi», spiega Smiraglia. Un dato che ora così come concordato in commissione alla presenza degli assessori allo Sport e ai Lavori pubblici, Giuseppe Giacobbe e Antonio Genovese, andrà rettificato in maniera sostanziale.

Su input del presidente dell'organismo, Ettore Iacovacci e dai consiglieri Dino Preziosi e Gennaro Cesa, infatti, la dirigente ha preso atto del fatto che il debito è molto più consistente. È la stessa Smiraglia a riferire ciò che il settore Finanze le ha trasmesso: «Dal 2007-2008 ad oggi dice le diverse proprietà biancoverdi che hanno gestito lo stadio hanno maturato un debito di 1,1 milioni di euro con il Comune». I canoni, insomma, non sono mai stati pagati. E il caso perdura da 15 anni. La dirigente, che ieri non si è sottratta alle insidiose e puntigliose domande dei componenti della commissione, ha confermato tutto ciò che Iacovacci e Preziosi sostengono almeno dalla scorsa estate, e che è già stato messo nero su bianco in un esposto che vede impegnate Guardia di Finanza e Corte dei Conti.

Finora si era utilizzato l'escamotage di far compensare i canoni con eventuali lavori eseguiti nello stadio. Ma non si può fare. «Gli interventi straordinari realizzati nell'impianto dice la dirigente non possono essere conteggiati per scomputare i canoni. Mi sono incontrata più volte con i loro rappresentanti legali e l'ho chiarito. Dovrebbero fare una richiesta per essere pagati, ma questo è un capitolo parallelo».


Smiraglia ha anche mostrato la sequela di diffide che, nel corso degli ultimi mesi, sono partite dai dirigenti comunali alla volta della società sportiva. Che, pure subentrata in toto nei debiti e nei crediti dell'Us Avellino, si ritiene responsabile solo della gestione che va dal 2018. Anche qui, però, risulta morosa. A pagare è solo Pantalone. E ne consegue un altro fatto abbastanza clamoroso: «Ai sensi dell'articolo 80 del Codice dei contratti, la presenza di un debito con il Comune è causa di esclusione rispetto alla possibilità di fare una nuova convenzione». Altra conferma di Smiraglia. «Ma allora a quale titolo l'Us Avellino sta utilizzando lo stadio del Comune tutti i giorni?», è la domanda del consigliere del Pd Iacovacci. E la risposta della dirigente è puntuale. Ma alimenta un caso che sembra sempre più clamoroso: un atto, firmato dal sindaco Festa, concede una licenza d'uso alla società sportiva per l'intera stagione calcistica 2021-2022. Anche se non c'è alcuna convenzione che affidi l'impianto a D'Agostino. Di qui la netta presa di posizione di Iacovacci: «La situazione ha dell'incredibile evidenzia il presidente della commissione e capogruppo dem - perché in altri casi, per molto meno, il gestore di un bene comunale deve essere sfrattato. Perché il Comune non lo ha ancora fatto?».
Iacovacci poi ricorda come «l'Us Avellino abbia «chiesto e ottenuto la rateizzazione di alcuni importi senza aver mai pagato». «Cosa deve accadere più?».

Video

Dino Preziosi, numero uno di La Svolta, è chiaro: «Con la dirigente e con l'assessore Giacobbe è stato concordato di rettificare la nota in cui il settore intima il pagamento dei canoni dal 2008 ad oggi o deve lasciare l'impianto. E se non lo faranno l'ente dovrà trasferire tutto ai vigili per chiedere lo sfratto».
Rispetto alla licenza d'uso in essere, aggiunge: «Quell'atto prevede solo un utilizzo domenicale. È incredibile che un ente in pre-dissesto si permetta di rinunciare a più di un milione di canoni e che consenta, non si capisce a quale titolo, ad un privato di sfruttare un suo bene».
Questione sempre più spinosa, dunque, e che rischia di passare seriamente alla magistratura. Non sfugge, inoltre, l'inopportunità politica di una vicenda che getta discredito sull'amministrazione Festa, dal momento che il patron dei lupi, Angelo Antonio D'Agostino, è un suo alleato politico. Esprime, infatti, tre consiglieri in aula, quello del gruppo Vera, e un assessore, Stefano Luongo, delegato proprio al Patrimonio, ieri assente alla commissione per ragioni di salute.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA