De Mita dal Papa, colloquio in Vaticano:
«Abbiamo parlato di politica, ma estera»

De Mita dal Papa, colloquio in Vaticano: «Abbiamo parlato di politica, ma estera»
di Generoso Picone
Sabato 15 Gennaio 2022, 08:00 - Ultimo agg. 16 Gennaio, 09:05
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«Una riflessione sulle cose che accadono», dice Ciriaco De Mita il giorno dopo. È a Nusco, appena tornato a casa dal Comune dove è sindaco e racchiuderebbe in queste scarne battute il racconto dei 40 minuti di conversazione avuti l'altra mattina con Papa Francesco nella sala della Biblioteca del Vaticano. Da presidente del Consiglio, la sua prima volta da un Ponteficie risaliva al 1988, quando alla Santa sede sedeva Giovanni Paolo II e lui era anche il segretario nazionale della Dc. In mezzo tre decenni abbondanti che sembrano misurare la distanza di secolo. Poi a fine novembre dell'anno scorso arriva a De Mita una telefonata dalla segreteria di Bergoglio con l'invito: «Il Papa vorrebbe incontrarla». Fissato l'appuntamento per i primi di gennaio, avvertiti i familiari con un laconico Io vado dal Papa, ora ecco lì uno accanto all'altro nell'unica fotografia che documenta il colloquio, entrambi in piedi e con una postura che se non fosse per il luogo e per la circostanza sembrerebbe addirittura confidenziale: un accenno di tono alla preoccupazione di chi sta affrontando argomenti di una certa rilevanza, comunque l'impressione di un'amabile mezza mattinata trascorsa nell'informalità da due personalità che dall'alto delle rispettive esperienze - Papa Francesco il 17 dicembre scorso ha compiuto 85 anni, Ciriaco De Mita il prossimo 2 febbraio ne compirà 94 da soli e nell'intimità possibile dell'occasione recuperano scampoli di memoria e ipotesi per l'avvenire, collocando il tutto nel quadro di estrema precarietà che il mondo sta drammaticamente vivendo. 

Il comunicato ufficiale parla di un confronto che ha avuto al centro «le questioni di politica internazionale, con particolare riferimento all'evoluzione dei processi democratici nel mondo, fino ad arrivare ad un approfondimento di temi legati maggiormente all'Europa e all'Italia».

Ma il lessico protocollare non riesce mai a restituire la temperatura di un avvenimento né nella decina di righe si saprà se l'interesse per De Mita sia stato acceso o riattivato? dall'attenzione che il Papa sta avendo verso la crisi della democrazia in Europa. Nel corso dell'ultimo viaggio compiuto da Bergoglio, in Cipro e in Grecia, si è soffermato sull'argomento che De Mita, da politico di lunghissimo corso, ha sempre tenuto in cima alla sua agenda. O magari Francesco sarà stato attratto dall'infinito curriculum del personaggio, ormai l'ultimo erede della tradizione politica del pensiero popolare sulla scena dall'immediato secondo dopoguerra a oggi, fino all'altro ieri ricoprendo incarichi di altissima rilevanza e ora ad amministrare per scelta il paese delle sue origini.

Se si chiede a lui, all'ex premier, come sia andata la visita in Vaticano la risposta è di una cautela pudica ben comprensibile: «Bene, molto bene. Nessuna emozione. Semmai a scioccarmi è stata di più l'aria che si respirava nella città di Roma: la sensazione dell'incerto, tutto sospeso e con una tensione che si toccava con mano. In Vaticano l'occasione è stata assolutamente particolare e non potevo non considerare che mi trovassi a discutere con il Papa. Ma per il resto abbiamo avuto un colloquio assai piacevole. Mi aspettavo una conversazione più rituale, invece si è rivelata molto intensa e viva». 

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Nei racconti anche pubblici, Ciriaco De Mita tiene spesso a sottolineare come dalle pagine degli amati classici russi Dostoevskij, Cechov, Tolstoj abbia appreso del tormento dell'uomo alle prese con la sua dimensione spirituale profonda e misteriosa. Ricorda anche che questo sia stato un tema di discussione con Michael Gorbaciov durante la visita che tenne all'epoca da capo del governo al Cremlino. Ha parlato con Bergoglio di questi esempi di religiosità tanto intensa quanto tormentata? «La fede rende complessa la vita. La conoscenza è sempre un problema, un cammino verso l'individuazione delle cose scoperte. Papa Francesco ha confermato di essere un uomo che sa ascoltare, ha curiosità sincera per l'altro, interviene, offre il suo pensiero ma si astiene dal fornire giudizi sommari. Ogni sua argomentazione lo porta a mostrarsi come una opportunità da cogliere, più che come una facile soluzione alle complicazioni».

De Mita, prima dell'altra mattina, non conosceva Bergoglio direttamente. Sapeva delle sue origini piemontesi, della sua attività a Buenos Aires, dell'azione che sta conducendo in Vaticano. Dopo averlo incontrato, confessa di essere rimasto colpito la serenità che infonde, la sua cura nel seguire i ragionamenti dell'altro, la capacità di inserirsi con garbo ed equilibrio. «Alla fine ha consolidato le mie inquietudini. L'udienza sarà durata una quarantina di minuti, ma devo dire che nessuno di noi si è accorto del tempo che passava».

Ma la politica? Avrete parlato di attualità politica? «Abbiamo preferito parlare del ruolo della Chiesa». Punto. Del resto, chi ha consuetudine con i percorsi della Storia non indugia con le contingenze della cronaca. 

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