Morto De Mita, due generazioni di politici
ai funerali: «L'ultimo grande della Dc»

Morto De Mita, due generazioni di politici ai funerali: «L'ultimo grande della Dc»
di Gigi Di Fiore
Venerdì 27 Maggio 2022, 23:59 - Ultimo agg. 29 Maggio, 09:36
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Inviato a Nusco

Sembrava un funerale di Stato, per le presenze istituzionali: il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella; il ministro Luigi Di Maio; il vice presidente della Camera, Ettore Rosato; il senatore Sergio Puglia; il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. E poi gran parte dei sindaci della provincia di Avellino. Per il funerale di Ciriaco De Mita, la sua Nusco era blindata e non sono mancati i protagonisti di quella che fu la Dc irpina e nazionale. «È un tributo a un grande statista, l’ultimo grande esponente della storia della Dc, partito su cui va rivisto il giudizio storico», dice Pier Ferdinando Casini.

La cattedrale cinquecentesca di piazza Sant’Amato era troppo piccola per contenere i tanti che avrebbero voluto essere presenti al funerale. Tutta Nusco era concentrata in pochi metri: chi dietro le transenne dinanzi la chiesa, chi in piedi davanti al maxi-schermo di piazza Dottore Natale collegato in diretta con la chiesa. Nusco con il suo sindaco, la storia della Dc e della Repubblica, prima o seconda che sia. L’addio a De Mita è un tuffo nella storia italiana attraverso il ricordo di «un grande statista, che non ha mai perso il suo contatto con il territorio» dice Clemente Mastella. 

Il cerimoniale è rigoroso, per la presenza di Sergio Mattarella. Il capo dello Stato non è voluto mancare, all’ultimo saluto a un grande amico che lo volle commissario della Dc palermitana e poi in Parlamento. Mattarella arriva in elicottero, con la figlia. Prende posto in prima fila nella cattedrale, di fianco alla panca dove siedono la signora Annamaria con le figlie Antonia, Simona e Floriana. Dietro, c’è Giuseppe, quarto figlio di De Mita. E poi tutti i nipoti, impeccabili e seri: i ragazzi in giacca e cravatta, le ragazze con abiti sobri. Antonia si asciuga le lacrime, che trattiene a fatica. Stringe la mamma. Quando viene portata la bara, la gente fuori la chiesa applaude e fanno lo stesso tutti quelli che sono all’interno. Sopra la bara di legno chiaro, è stretta la fascia tricolore di sindaco di Nusco con la targhetta del nome Luigi Ciriaco De Mita accompagnata dalle date di nascita e morte. Prima di chiuderla, la figlia più piccola, Simona, ha voluto fosse lasciato all’interno un mazzo di carte napoletane. L’innocente passione del padre, che amava giocare a scopone e briscola con gli amici. Anche gli inseparabili occhiali da vista sono stati lasciati all’interno della bara. È l’arcivescovo Pasquale Cascio a celebrare. Ricorda le radici di De Mita, che proprio in quella chiesa era stato battezzato 94 anni fa e ne era abituale frequentatore a Messa. Poi si rivolge al defunto: «Chiedi lassù per l’Italia che hai servito con il cuore e la fede». È un tributo celebrativo a una delle figure importanti nella storia della Democrazia cristiana e dell’Italia. Gerardo Bianco, l’amico che divise con lui gli studi a Milano e una camera in fitto a Roma negli anni ‘60, ricorda: «Amava dormire fino a tardi, svegliarlo non era facile.

Era uno studioso, cui piaceva ragionare e confrontarsi seguendo la vecchia scuola politica che si rifaceva a Sturzo e poi, in Irpinia, a Fiorentino Sullo».

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Oltre una ventina di manifesti a lutto, affissi nella bacheche di Nusco. Sindaci, il Pd, la Cisl, la polisportiva, la scuola: lo ricordano tutti. «Per la perdita del caro Ciriaco» dice il manifesto comunale sul portone del Municipio, dove è chiusa da febbraio la porta a destra sul piano ammezzato che era l’ufficio politico di De Mita da quando era diventato sindaco nel 2014. La piazza del maxi-schermo ha ospitato i suoi comizi nelle elezioni comunali, dove argomentava e si rivolgeva direttamente ai suoi concittadini chiamandone molti per nome. Quella piazza si riempie. La storia e gli anni che sono passati si vedono nell’incedere incerto, spesso con l’aiuto di un bastone, di alcuni compagni di viaggio di De Mita che entrano in chiesa: Nicola Mancino, Gerardo Bianco, Giuseppe Gargani. Arriva anche Angelino Alfano, che pure appartiene alla storia democristiana, poi approdato nella seconda Repubblica. Ma lo statista, l’uomo politico e di cultura diventa padre e nonno nei ricordi in chiesa del figlio Giuseppe e dei nipoti Matilde, Simone, Tommaso e Nicolò. C’è amore e c’è coscienza di quanto abbia rappresentato nella storia dell’Italia il padre e il nonno. «Non disperderemo il tuo insegnamento, ciao papà» dice Giuseppe. 

 

Il rigore associato all’umanità e Giuseppe Sangiorgi, il giornalista che fu stretto collaboratore di De Mita nella Dc e nel governo, ricorda la capacità politica e i discorsi. «È stato l’ultimo sturziano, conoscitore profondo del pensiero del fondatore del Partito popolare. Seguendo quell’insegnamento, ti dico ciao sindaco». Neanche Paolo Buratta, che fu uno dei quattro carabinieri della scorta di De Mita dal 1982 al 1994, lo ha dimenticato. «Aveva grande umanità da uomo normale» dice. Un politico, leader, presidente del Consiglio, segretario nazionale della Dc, morto da sindaco della sua Nusco. «In fondo, come un grande attore politico, è morto ancora sulla scena» dice Sangiorgi. E la gente applaude. Nusco dice addio a Luigi Ciriaco, il suo cittadino più illustre. 

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