Aggressioni operatori sanitari, «Intervenga il prefetto»

Massimo Imparato (Cisl Fp) invierà un dossier al prefetto di Avellino Paola Spena

Un operatore sanitario del 118
Un operatore sanitario del 118
Mercoledì 5 Aprile 2023, 21:23 - Ultimo agg. 6 Aprile, 08:55
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«Manuale di sopravvivenza per operatori sanitari». Dovrebbe essere questo l’esame finale per chi intende intraprendere le professioni sanitarie, secondo Massimo Imparato, segretario generale Cisl Fp Irpinia-Sannio.

«Perché ormai siamo all’indicibile. Le aggressioni in provincia di  Avellino nei confronti del personale del 118 e del pronto soccorso dell'Azienda ospedaliera Moscati di  Avellino non si contano più sulle dita di una mano. Questa vota, ‘l’agguato’ si è consumato a Solofra ed è toccato proprio agli operatori del 118, autisti e infermieri. Lo stesso uomo che aveva bisogno di cure si è ribellato alla presenza dei soccorritori e li ha aggrediti con una spranga, colpendo dunque non solo le persone ma anche l’ambulanza che ha subito importanti danni».

«Gli operatori non sono armati se non della loro professionalità e della loro moralità che li spinge ogni giorno ad impegnarsi per il prossimo - spiega ancora Imparato -  ma non possiamo permettere più che la storia continui a ripetersi. Ci rivolgeremo a sindaco e prefetto. A loro indirizzeremo un dossier in cui stiamo ricostruendo tutti gli atti di aggressione che si sono verificati negli ultimi tre anni, pandemia compresa, nei confronti del personale sanitario. Dalle nostre ricerche possiamo già dire che oltre il 70 per cento del personale aggredito è di sesso femminile e che nel 60 per cento dei casi a subire le aggressioni è il personale del pronto soccorso».

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«In uno scenario da “Guerra civile - precisa il sindacalist - vogliamo nel frattempo attivare quelli che possono essere i protocolli del territorio con una richiesta specifica al sindaco di Avellino affinché possa convocare con somma urgenza comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica e una seconda richiesta da avanzare al prefetto affinché possa aprire un tavolo sulla questione. Non possiamo e non vogliamo più che qualcuno si scagli contro chi ogni giorno svolge non solo una professione umanitaria ma che semplicemente si reca a lavoro. Il posto di lavoro dovrebbe restare uno dei luoghi dove sentirsi al sicuro e soprattutto tutelati. Non smetteremo mai di essere al fianco degli operatori sanitari valutando anche di costituirci parte civile nei processi che li vedono coinvolti».

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