Clan Partenio, la difesa: «Quali armi, pensavamo a cavalli e orologi»

Continua il processo ai boss di Avellino

Il tribunale di Avellino
Il tribunale di Avellino
di Alessandra Montalbetti
Martedì 4 Aprile 2023, 09:36
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«Parlavamo di terreni e di cavalli». A riferirlo in aula nel processo sul Clan Partenio, Beniamino Pagano detenuto nel carcere di Caltanissetta ed ascoltato in videoconferenza in veste di testimone della difesa del presunto boss, Pasquale Galdieri. Beniamino Pagano - padrino del primogenito di O Milord - ha ricostruito i rapporti con il presunto capoclan «eravamo legati, quasi fossimo parenti. Inoltre sia io che i miei familiari lo chiamiamo "o compare" perché è il padrino di mio figlio». Ed ancora ha chiarito «mia madre aveva un terreno che doveva essere diviso tra me e mio cugino. In quel terreno io e Pasquale Galdieri volevamo metterci i cavalli, passione condivisa. Dovevamo realizzare un recinto in quanto nel 2008 - in un maneggio - avevo dei cavalli frisoni, successivamente sequestrati dai carabinieri perché ritenevano che fossero dopati». Al centro della sua escussione, in veste di teste a difesa citato dall'avvocato Leopoldo Perone, un'intercettazione del 26 ottobre del 2018 captata dagli inquirenti nell'abitazione di Pasquale Galdieri e in merito alla quale Pagano ha chiarito che lui «non ha mai posseduto un'arma precisando che quando fa riferimento ad una winchester - in quella intercettazione contestata dalla pubblica accusa - si riferiva ad un orologio dello stesso brand che produce fucili a leva a ripetizione manuale di fabbricazione statunitense». In merito al passaggio dell'intercettazione «380» Pagano ha chiarito che doveva essere «l'altezza dei pali e la distanza tra gli stessi per la recinzione da realizzare». Per gli inquirenti un chiaro riferimento a delle armi. Ma Pagano ha respinto con fermezza l'ipotesi accusatoria.


Infine nel corso dell'udienza di ieri non è stata sciolta la riserva sull'eventuale subornazione dei testi. Richiesta avanzata dal pubblico ministero della direzione antimafia Simona Rossi che già lo scorso 30 gennaio aveva chiesto al presidente Scarlato di acquisire nel fascicolo dibattimentale le sommarie informazioni rese in fase di indagine ai carabinieri del nucleo investigativo e non le dichiarazioni rese in aula dagli stessi. Richiesta di acquisire i verbali delle sommarie informazioni rese dai testimoni durante la fase delle indagini ai sensi dell'art. 500, comma 4. Decisione che verrà resa nota il prossimo 18 aprile. Il processo sul Clan Partenio vede alla sbarra degli imputati Pasquale e Nicola Galdieri, Carlo Dello Russo, Ernesto Nigro, Diego Bocciero, Luigi De Simone, Angelo Genito, Antonio Matarazzo, Giuseppe Moscariello, Ludovico Nittolo, Mario Rosania, Antonio Taccone, Carmine Valente. Ed ancora Giuseppe Giovanni Volpe e Renato Freda, Giuliana Brogna, Giuseppina Nigro, Martino De Fazio, Franco Ambrosone, Giuseppe Durante, Sabino Mariano e Pellegrino Cucciniello accusati, a vario titolo, di associazione di stampo camorristico, tentata estorsione, usura e turbata libertà degli incanti. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Gaetano Aufiero, Nicola Quatrano, Raffaele Bizzarro, Alberico Villani, Patrizio Dello Russo, Nicola D'Archi, Claudio Davino, Raffaele Tecce e Almerico Pantalone che stanno tentando di smontare le accuse nei confronti dei loro assistiti. Processo che si intreccia con un filone d'inchiesta parallelo Aste OK che conta 21 imputati. I legali su entrambi i processi hanno sollevato diverse questioni, non ultima, quella che portò alla dichiarazione di astensione del collegio A, poi rigettata dal presidente del tribunale. Rigetto che ha portato la Camera Penale Irpina a proclamare una settimana di astensione a partire dal 12 aprile.
 

 

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