Coronavirus: centro Minerva,
si indaga sul filtro agli ingressi

Coronavirus: centro Minerva, si indaga sul filtro agli ingressi
di Gianni Colucci
Giovedì 2 Aprile 2020, 08:31
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Sono all'attenzione degli inquirenti le procedure con le quali sono stati ammessi nuovi ospiti nel centro Minerva dopo il fatidico 5 marzo, cioè dopo l'insorgere dell'infezione da coronavirus ad Ariano Irpino. Sono al vaglio anche le modalità di accesso al centro di contrada Serra nei giorni dell'infezione più acuta. Il capo della procura di Benevento Aldo Policastro aggiunge un altro tassello al quadro degli eventi che hanno fatto di Ariano un focolaio virale.

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In particolare, attraverso il lavoro affidato ai carabinieri del comandante provinciale Massimo Cagnazzo e dei militari della compagnia di Ariano, si intende verificare se siano state messe in campo tutte le procedure dei protocolli ministeriali. In particolare se sia stato applicato un adeguato filtro agli accessi mediante, tra l'altro, la misurazione della temperatura di coloro che entravano nella struttura. Tutto ciò sarà materia di indagine da parte dei carabinieri in collaborazione con gli specialisti dei Nas. Sotto osservazione, nel caso specifico, l'attività della direzione sanitaria del centro Minerva, ma anche il carteggio e le informative intercorse con l'Asl e il servizio epidemiologico.

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Le dimissioni di pazienti e i nuovi ricoveri sono al centro del lavoro che sarà avviato nelle prossime ore. Sgomberata degli ammalati di Covid, la struttura sarà accessibile anche agli inquirenti. L'inchiesta diventa dunque costola del fascicolo principale, aperto due settimane fa sull'ipotesi di reato di epidemia. Si era cominciato a lavorare già da settimane sulla vicenda degli arrivi da altre regioni di persone potenzialmente portatrici di contagio. Quando è scoppiato il focolaio ad Ariano, era stata sviluppata una specifica attività di indagine sulla festa di Carnevale ritenuta punto di origine della diffusione del virus. Quindi era partito uno specifico approfondimento sugli episodi di accesso di contagiato all'ospedale Frangipane aggirando le procedure-filtro. Al momento non ci sono scambi di informazioni o documenti tra la procura di Avellino e quella di Benevento, per la parte di indagine che riguarda gli uffici dell'Asl di Avellino che, ovviamente hanno sede nel capoluogo.
 


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Le denunce dei parenti dei ricoverati al Minerva si raccolgono in strada e al telefono e in nessun caso - fino ad ora -sono state formalizzate in una denuncia all'autorità giudiziaria.«Ho mia nonna di 92 anni ricoverata al Minerva - dice al Mattino una professionista di Ariano Irpino - e per venti giorni non ci siamo mai avvicinati alla struttura, per evitare qualsiasi contagio. Abbiamo vissuto giorni da incubo, prima che si decidesse del trasferimento dei contagiati al Frangipane. I controlli all'ingresso? Erano difficilissimi, soprattutto per la presenza delle badanti che fanno assistenza ad ammalati non autosufficienti. Il filtro forse poteva essere più severo».

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Anche per l'attività diagnostica interna ci sono stati dei problemi, dicono i parenti dei ricoverati. «Quando ha chiuso il laboratorio di analisi di riferimento del centro - dice un altro congiunto -, non sapevamo come fare per gli esami di routine necessari per i dosaggi dei farmaci.
Intendiamoci, non era una loro responsabilità, il direttore del centro l'ho sentito più volte, ha pianto dicendomi che erano tutti allo stremo». «Quando abbiamo saputo che nostra nonna era positiva - aggiunge un geometra del posto - abbiamo temuto il peggio. Siamo sollevati dalla scelta di trasferire tutti gli ammalati di Covid. Ci chiediamo però se il servizio epidemiologico dell'Asl ha fatto e farà il necessario lavoro di tracciamento dei congiunti e dei contatti».

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