Coronavirus, prima del 23 febbraio
già 20 positivi: Ariano, ignorata l'infezione

Coronavirus, prima del 23 febbraio già 20 positivi: Ariano, ignorata l'infezione
di Gianni Colucci
Giovedì 30 Aprile 2020, 09:09
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Prima del 23 febbraio, data nella quale il primo focolaio infettivo si è sviluppato ad Ariano Irpino, nella città del Tricolle vi erano venti infetti. Almeno cinque di essi sono poi deceduti o hanno lottato per settimane per uscire dalla rianimazione. Un focolaio silente, come quello di altri centri della Lombardia, che solo ora si riesce a ricostruire attraverso l'attività degli epidemiologi che operano all'interno dell'unità complessa prevenzione dell'Asl guidata da Onofrio Manzi. Alla fine, o meglio fino ad ora, sono stati oltre 15 0 i contagiati e oltre venti i morti. Si tratta della metà dei casi di infezione e delle morti registrati in Irpinia. A rendere tutto più complesso è stata la riconoscibilità dell'infezione da parte degli stessi pazienti, o da parte dei medici curanti.

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L'ATTESA
«Tutti ci aspettavamo l'infezione dalla Cina ma, invece avevamo gli ammalati qui da noi», dice Manzi. Così, a ritroso, si è ricostruito il focolaio del Conservatorio che è stato moltiplicato dalla festa svolta all'interno dell'asilo delle suore a Carnevale. Ma anche il bar che è rimasto aperto mentre titolare e collaboratrice erano contagiati ma non ancora sintomatici. E probabilmente il paziente 1 potrebbe essere proprio il titolare del bar che soltanto il 4 marzo ha avuto un peggioramento che l'ha portato al ricovero. I ricoveri sono cominciati dal 4 marzo, andando a crescere progressivamente fino al 6 marzo. Insomma i tempi di incubazione coincidono perfettamente con l'epoca in cui si sono sviluppate le infezioni. Cosa accadeva, intanto, in Italia? Dal 21 febbraio la curva del contagio s'impenna rapidamente fino ai 74.348 infettati in Lombardia al 28 aprile. I cluster sono andati a crescere intorno a persone infettate che provenivamo dalla Lombardia, un'occasione precisa potrebbe essere quella di una fiera che si era svolta metà febbraio, in una situazione di forte assembramento. Il contagiato a quel punto si è trasferito ad Ariano e l'infezione è esplosa. Successivamente sono stati ricostruiti gli altri «grappoli» di infezione, i cluster del Frangipane e del Minerva, in particolare.  La stessa modalità di indagine epidemiologica è stata avviata in questi giorni anche sugli altri focolai di infezione che sono ritenuti importanti in provincia di Avellino, ad Avellino città, a Lauro, a Mercogliano.

L'ANALISI
L'attività epidemiologica si nutre di informazioni continue e di collaborazione dei pazienti. È mancata nelle settimane di ricostruzione dei contagi - dicono all'unità operativa dell'Asl - la collaborazione dei residenti. Alcuni casi sono rimasti sospesi perchè i conviventi hanno nascosto in alcuni casi i sintomi agli operatori. Un incomprensibile effetto-omertà. Un fenomeno che ha bloccato la ricostruzione della catena del contagio. La stessa riconoscibilità del contagio ha subito come un effetto schermo dal ritardo con cui decine di infettati, anche in presenza di sintomi importanti sono stati ricoverati. Solo la dispnea grave, cioè la fame d'aria, ha indotto gli ammalati a chiedere di andare in ospedale.

IL REPARTO COVID
Dal 4 di maggio la Regione ha disposto la riapertura anche a i ricoveri ordinari, i distretti riapriranno all'attività ambulatoriale. Il Frangipane inaugura neurologia con 10 posti letto, 4 intensivi e sei ordinari e riapre la cardiologia con 5 posti Utic con il blocco operatorio per chirurgia, ginecologia e ortopedia, riapre anche la pediatria, mentre l'area Covid rimane al primo piano. In allestimento la nuova area Covid al terzo livello della vecchia ala con 7 posti letto di terapia intensiva e 10 sub intensivo e 16 sub ordinaria, i lavori sono già partiti, saranno completati almeno per la parte della terapia intensiva entro il 20 maggio con ingresso dedicato.
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