Giacomo, prof irpino rimasto a Codogno: «Aspetto il test. Ho paura ma resisto»

Giacomo, prof irpino rimasto a Codogno: «Aspetto il test. Ho paura ma resisto»
di Vincenzo Castaldo
Martedì 25 Febbraio 2020, 08:37 - Ultimo agg. 08:42
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«Temo il contagio, ma resisto». Giacomo Corbisiero, 37 anni di Lauro, fa l'educatore all'Itas «Tosi» di Codogno e da ieri è sottoposto a quarantena nella sua casa lodigiana in quanto uno studente diciassettenne è risultato positivo al Covid-19. «Sono stato uno degli ultimi ad avere contatti con lui - afferma Corbisiero - e lo conosco molto bene. Ci siamo salutati venerdì scorso poco prima che partisse per Valdidentro, dove vive la famiglia. Sabato so che si è svegliato con febbre alta e sintomi preoccupanti, che hanno indotto i genitori a chiamare il 112. Così è stato trasferito all'ospedale di Sondrio, dove gli hanno fatto il test del tampone che ha dato esito positivo. Ieri mattina mi ha riferito che è stato trasferito all'ospedale di Lecco, dove è tenuto in isolamento e costantemente sotto controllo. La febbre gli è passata: lui si sente bene e non vede l'ora di tornare a casa». Corbisiero aggiunge: «Il dirigente scolastico, sentiti i vertici di Prefettura e Asl, domenica ha disposto l'isolamento domiciliare per gli oltre 200 dipendenti dell'Istituto e per gli studenti, che sono circa 650». Oggi invece sarà attivato il servizio a domicilio per fare i test col tampone faringeo dando priorità a chi ha avuto contatti recenti con lo studente risultato positivo al Covid-19.

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Corbisiero, da 14 anni nel basso Lodigiano, è da ieri mattina segregato nella sua casa di Codogno. Dal suo terrazzo, che si affaccia in via Pascoli, vede solo tetti e camini fumanti. Oltre il seicentesco campanile della chiesa di San Biagio. «Per oltre due settimane non potrò uscire di casa dice Corbisiero per cui dovrò trovare chi è disposto a farmi la spesa alimentare. Un vero fastidio, anche perché i supermercati qui sono solo due e solitamente aperti dalle 10 alle 18. Davanti ai loro ingressi, controllati dalle guardie giurate e dai volontari della Protezione civile, si formano delle lunghe file e non è consentito l'accesso se non si indossano guanti e mascherine, che da giorni risultano introvabili».

Il clima è spettrale: «I negozi sono tutti chiusi. Così come le scuole, il cinema, le palestre e ora anche l'ufficio postale. Soltanto le farmacie sono aperte. Nessun assembramento è permesso, anche i funerali si fanno solo con il sacerdote e massimo quattro parenti stretti». Dall'altro ieri sera i varchi della zona rossa sono presidiati dalle forze armate. «Chi entra non esce più: giusto che sia così. Qui ci si è affidati al senso civico delle persone, ma a quanto pare è stato fallimentare». 

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Sui tre giovani insegnanti fuggiti da Codogno per tornare nel Vallo, Corbisiero afferma: «Non li biasimo e non li condanno: la paura a volte prende il sopravvento sulla ragione. Certo, una volta arrivati a casa avrebbero dovuto informare le autorità locali e porsi in isolamento volontario senza avere contatti con altre persone. A prescindere, invito i miei concittadini ad abbassare i toni sui social e a non creare allarmismi. Anche perché ad oggi nessuno dei tre ha i sintomi tipici da Covid-19. Qui nei giorni scorsi si è fatta tanta confusione perché le prime ordinanze comunali vietavano gli spostamenti. Poi quando il Governo e la Regione hanno individuato la zona rossa il Comune ha allentato la morsa».

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Corbisiero, che nel 2010 fu vittima di una brutale aggressione razzista nel centro storico di Codogno, sa che le ore in casa non passano mai. «Proverò a distrarmi sostiene leggendo qualche libro e ascoltando musica. Di sicuro starò ore al cellulare con gli amici e mia madre, che mi ha sempre stimolato a non muovermi da Codogno. Il timore per il contagio c'è, credo sia normale. Da tre giorni siamo piombati in una vera e propria emergenza e sono convinto che la quarantena sia una scelta giusta. Di certo avrò tempo per riflettere. Mai dimenticando che devo attenermi alle indicazioni che mi sono state date e a chiamare i medici se qualcosa non va».

 

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