Coronavirus in Irpinia, al Moscati finiti
i posti: sos agli ospedali campani

Coronavirus in Irpinia, al Moscati finiti i posti: sos agli ospedali campani
di Gianni Colucci
Martedì 24 Marzo 2020, 08:21
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Al Moscati non ci sono più posti per infetti da Coronavirus. Diventa drammatica la situazione. Il direttore medico dell'ospedale alle 20 di ieri si è arreso. Con una comunicazione ufficiale di Vincenzo Castaldo al Pronto soccorso del presidio, si ufficializza la difficoltà ad ospitare altri pazienti Covid nella struttura. Castaldo chiede di attivare la centrale operativa regionale «per il trasferimento di eventuali pazienti Covid-19 presso altre strutture». «Non abbiamo più posti, un unico letto in terapia intensiva, ma sono 97 quelli in osservazione». Significa che il Moscati o elimina altri reparti o gli ammalati, anche quelli in attesa di tampone, dovranno andare altrove. Ieri sera, alle 20, i 4 sospetti arrivati in pronto soccorso erano in isolamento, ingolfando il reparto: dovevano essere trasferiti in altri ospedali. «Dopo il Cotugno siamo l'ospedale con il maggior numero di pazienti», dice Castaldo. Sono un tecnico e mi chiedo, perchè anche Ariano è stato utilizzato per pazienti di altre province? Non era quello un focolaio infettivo? Tra l'altro a Sant'Angelo non si possono trasferire ammalati». In sostanza la situazione è totalmente fuori controllo. I centri di riferimento dell'hinterland di Napoli mandano ad Avellino da giorni i loro pazienti: il risultato è la crisi determinatasi ieri sera. Va detto che questi pazienti vanno in stanza singola: i posti letto si dimezzano, quelli del Moscati sono 500 sulla carta.

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In realtà già dalla mattinata, in una comunicazione video del manager Pizzuti e del direttore sanitario Rosario Lanzetta, si evinceva la drammaticità della situazione. Lanzetta aveva parlato di 119 Covid ricoverati, 3 in terapia intensiva e un sospetto, con positivi 62, 11 decessi (sarebbero poi diventati 12) e un guarito. È corsa contro il tempo. Sta per arrivare il picco dell'infezione e Pizzuti vuole arrivarci con il padiglione ex Alpi attrezzata. Sta mettendocela tutta per velocizzare i lavori per la palazzina da adibire a centro anti Covid. Ma sa bene che non si tratta di mettere su solo nuovi posti, bisogna trovare personale qualificato e anche presidi minimi come appunto le mascherine. Sopratutto servono anestesisti. La sensazione è che ognuno vada per la sua strada nella strategia complessiva. I posti ad Ariano e a Sant'Angelo eventualmente, quelli dell'ospedale di Avellino, la disponibilità di ospedali limitrofi come il San Pio di Benevento, sono strade che si stanno percorrendo a vista.

L'accorpamento dei reparti attualmente sottoutilizzati per far spazio ad altri posti letto di terapia intensiva, anche nel corpo centrale del «Moscati» è essa stessa una scelta tattica che fa parte di questa strategia. Ma percorsi dedicati per gli infetti non sempre sono assicurati. La chiusura del pronto soccorso a Solofra sembra una scelta drastica per azzerare il contagio. «Dobbiamo assicurare anche la Traumatologia, la Neurochirurgia e la Cardiologia, sopratutto nell'urgenza. E non parliamo dell'oncologia, i malati che attendono gli interventi premono», conclude Castaldo.

IN AMBULANZA
In un quadro di difficoltà come quelle odierne, l'Asl intanto, completa anche lo schema dell'Emergenza, affidando a Rosaria Bruno l'incarico della struttura complessa dell'emergenza territoriale e della centrale operativa 118. Si tratta di un incarico quinquennale che era stato disposto a marzo del 2018 . Lo scorso 5 marzo la terna dei concorrenti era stata resa nota dalla commissione esaminatrice e successivamente era stato proposto l'affidamento dell'incarico. Si tratta di una posizione strategica, centrale nella riorganizzazione di un sistema che per anni aveva contato su un'emergenza affidata a dirigenti «a scavalco». L'ultimo in ordine di tempo era stato lo stesso Gennaro Bellizzi, protagonista della vicenda del Frangipane conclusasi con la sua rimozione da dirigente.
Le difficoltà emerse in questi anni nel settore, poi, erano state ribadite nelle ultime ore dagli stessi operatori dell'emergenza (dalla Croce Rossa, alla Misericordia). A cominciare dalla mancanza dei presidi di protezione personale (guanti e mascherine) alle questioni legate alla contrattualizzazione mai avvenuta degli operatori delle ambulanze. Dagli autisti agli infermieri, la categoria dei volontari ha sempre fatto da velo ad un sistema grigio a cui la più volte annunciata agenzia regionale dell'emergenza doveva far fronte. L'allarme è del coordinatore provinciale delle Misericordie, Vincenzo Aquino, I cinque anni che attendono Bruno saranno dunque all'insegna della ricostruzione del settore. Si comincia con il reperire mascherine, guanti e tute anti contagio.
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