Un mini focolaio nell'Unità operativa di Cardiochirurgia dell'Azienda ospedaliera Moscati: sono 4 i pazienti risultati positivi al nuovo Coronavirus. Uno screening su medici, infermieri e degenti è ancora in corso e nella prossime ore i numeri potrebbero essere aggiornati.
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L'allarme è scattato giovedì quando una donna originaria di Nola, in degenza da 15 giorni e sottoposta a un intervento chirurgico (riuscito), ha effettuato, come da prassi, il tampone molecolare prima di essere dimessa per essere trasferita in una struttura di riabilitazione.
Purtroppo l'esito del test è stato positivo, quindi la donna è stata isolata all'interno del reparto.
Resta allora da chiarire l'origine del contagio: l'unica cosa certa, al momento, è che sia avvenuto all'interno della struttura. Non è da escludere che sia stato un operatore sanitario a trasmettere l'infezione, in quanto seppur immunizzati medici e infermieri sono, sì, protetti dalla malattia ma possono comunque essere portatori dell'infezione. Desta, inoltre, preoccupazione anche il fatto che nessuno dei 4 pazienti positivi fino a ieri fosse stato trasferito in area covid (nel Covid Hospital, in Malattie infettive o al Landolfi di Solofra). Infatti, nessuna disposizione in questo senso è stata presa né dalla direzione sanitaria né da quella medica di presidio.
Non è la prima volta che al Moscati circola il virus nelle aree no-covid. E non si tratta del primo caso di pazienti che entrano in ospedale per curare altre patologie e finiscono per contrarre il nuovo Coronavirus. Circostanza che ha interessato, come noto, pure i medici e gli infemieri. Gli ultimi casi, in ordine di tempo, si sono verificati a ottobre dell'anno scorso. Quando il Covid 19 tornò a colpire, per la prima volta nel corso della seconda ondata, gli operatori sanitari e i degenti di reparti specialistici. In quell'occasione, era già forte, da giorni, il sospetto che il virus circolasse all'interno della città ospedaliera: 6 i casi registrati, in meno di una settimana, di pazienti entrati in reparto per curare altre patologie e che poi avevano contratto il nuovo Coronavirus in corsia. Tre in Oncologia, gli altri in Ginecologia, Pediatria e Ortopedia. A essere infettati furono un uomo di 81 anni di San Potito Ultra (Oncologia) e una donna della provincia di Napoli (Ortopedia) arrivata ad Avellino per essere operata al femore. Gli altri, un uomo di 73 anni di Avellino (Oncologia), un uomo di 65 di Saviano in provincia di Napoli (Oncologia), un ragazzo di 12 anni di Tufino in provincia di Napoli (Pediatria) e una donna di 31 anni di Lauro (Ginecologia). E ancora una ragazza di 13 anni di Manocalzati che era stata ricoverata in Pediatria per essere poi trasferita all'Azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli.
I 6 degenti contagiati furono poi trasferiti nel Covid Hospital. In questa seconda ondata epidemica, da luglio a oggi, sono, invece, una settantina gli operatori sanitari che hanno contratto il Covid 19, la maggior parte proprio mentre erano al lavoro a contatto con degenti contagiati. Erano stati un centinaio nella prima fase dell'emergenza, tra fine gennaio e maggio 2020. Le cause? Mai del tutto chiarite. Infatti, se inizialmente scarseggiavano i dispositivi di protezione individuale (mascherine con filtri, guanti, camici e calzari), successivamente gli approvvigionamenti sono stati puntuali, ma paradossalmente sono aumentati i contagi tra medici, infermieri e autisti delle ambulanze.
E non è un caso se simbolo della lotta al Covid 19 in Irpinia è stato Carmine Sanseverino, medico d'urgenza del Moscati che ha lottato per due mesi (più di uno passato in terapia intensiva, ora è al lavoro) contro il virus. Al Moscati, il 3 dicembre scorso, ci fu poi il primo decesso di un medico contagiato, l'infettivologo Mario Magliocca.