Covid Hospital di Avellino:
sempre meno posti, solo 9 letti liberi

Covid Hospital di Avellino: sempre meno posti, solo 9 letti liberi
di Antonello Plati
Giovedì 15 Ottobre 2020, 08:50 - Ultimo agg. 16:50
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Nel giorno del record dei contagi in Campania (818 positivi, mai così tanti da febbraio a oggi), al Covid Hospital del Moscati la situazione si fa ancora più complicata. Altri due degenti sono stati ricoverati e adesso restano solo 9 posti liberi sui 49 totali.
 

Ieri sono arrivati un uomo di 76 anni di Sirignano, un 56enne di Cervinara e un ragazzo di appena 22 anni di San Giuseppe Vesuviano in provincia di Napoli. Quest'ultimo è stato trasportato ad Avellino da un'ambulanza del 118 dirottata alla città ospedaliera per l'indisponibilità dei presidi del Napoletano. Dunque, sale a 40 il bilancio dei letti occupati nella struttura dedicata ai contagiati (allestita nella prima fase dell'emergenza sanitaria nella palazzina Alpi). Di questi, 32 sono irpini 8 provengono dalla provincia di Napoli. Come detto, soltanto 9 i posti a disposizione sui 49 totali, tutti in terapia intensiva. Nelle prossime ore, se dovessero arrivare altri degenti covid (che non necessitano della terapia intensiva), la direzione strategica potrebbe decidere di attivare altri letti all'interno dei reparti.

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Potrebbe essere riaperta l'Unità operativa di Malattie infettive che dalla settimana scorsa è stata chiusa (non c'era nessun ricoverato) per trasferire medici e infermieri proprio nella palazzina Alpi. L'auspicio è che ciò non si verifichi, anzi i sanitari confidano nella possibilità di poter dimettere qualcuno dal Covid Hospital (sono diversi quelli in via guarigione che potrebbero presto risultare negativi al tampone).

Intanto, per sopperire alle troppe lacune, l'Unità di crisi regionale l'altro giorno ha incontrato i responsabili della Protezione civile nazionale e i rappresentanti del Ministero della Salute in merito alla richiesta da parte della Campania di medici e infermieri per far fronte all'aumento dell'epidemia. La richiesta era stata avanzata nei giorni scorsi dal governatore Vincenzo De Luca nell'incontro a Roma con il ministro Roberto Speranza e il commissario Domenico Arcuri, spiegando che negli anni del commissariamento della Sanità sono diminuiti di 13mila unità gli addetti alla Sanità campana e che i concorsi partiti negli ultimi mesi non hanno dato l'effetto sperato visto che si trattava di posti per i reparti Covid.

 

Se da Roma dovesse arrivare il via libera, anche al Moscati potrebbero approdare diverse unità, tra camici bianchi e paramedici, che mai come in questo momento servirebbero.

E non solo nel Covid Hospital. In difficoltà, anche il pronto soccorso. Martedì scorso, dopo mesi, si sono riviste le ambulanze in fila all'esterno del reparto di Emergenza. L'area Covid del pronto soccorso era satura, quindi i mezzi del 118 sono stati costretti ad aspettare per ore prima che gli operatori potessero accedere al triage (che nonostante i rischi connessi al contagio è ancora unico sia per casi sospetti di Covid 19 sia per gli utenti che presentano altre patologie).

A fine giornata, sono stati una decina in tutto quelli accettati. Il test diagnostico ha restituito 5 positivi che hanno quindi raggiunto il Covid Hospital. La psicosi cresce di giorno in giorno: in provincia sono attivi diversi focolai. Dalla Valle Caudina alla Valle del Calore, dall'Alta Irpinia al Mandamento. Negli ultimi giorni una recrudescenza epidemica anche nel capoluogo. Ancora scarsa la fiducia dei cittadini nella rete territoriale e nella continuità assistenziale. Circostanza che sta determinando un aumento degli accessi in pronto soccorso di persone che presentano sintomi assimilabili a quelli del nuovo coronavirus.

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A nulla sono valsi, almeno fino a questo momento, i ripetuti appelli del presidente dell'Ordine dei medici di Avellino, Francesco Sellitto: «Rivolgetevi al vostro medico di famiglia: sa cosa fare». Alla prima linea di febbre, invece, l'ansia prende il sopravvento. E troppo spesso il medico curante non è nemmeno preso in considerazione. «In un momento come questo ha ricordato in più occasioni Sellitto il ruolo dei medici di base è fondamentale: sono loro il tramite tra gli assistiti e l'Asl. E solo loro possono decidere se e quando è necessario sottoporsi al tampone». Sul punto, però, diverse le segnalazioni di cittadini che hanno aspettato fino a due settimane prima di essere contatti dal Servizio di Epidemiologia e prevenzione dell'Asl per fare il test molecolare.

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